Eataly è uno “spazioso bazar del cibo”. Una definizione che non passerà certamente inosservata perché a formularla è la rivista americana Forbes, regina incontrastata delle classifiche giornalistiche, che ha inserito il retailer italiano tra i 25 “most disruptive brands” del 2015. Ovvero tra quei marchi che hanno un effetto particolarmente coinvolgente e sconvolgente verso i consumatori. Per dirla in altri termini, come quella donna o quell’uomo che ci fa girare la testa mentre camminiamo per strada in mezzo a una moltitudine di persone.
Eataly è al ventitreesimo posto della classifica che vede al primo Uber, l’innovativo e controverso sistema di trasporto di persone che ha lanciato anche un sistema di consegna a domicilio di cibo. Al secondo posto c’è Airbnb, la rete mondiale di ospitalità privata, e al terzo Facebook. Insomma, domina il web ma non solo: sempre per restare nel settore alimentare al quindicesimo posto c’è Chipotle, una catena di fast food messicano diventata un autentico caso aziendale negli Stati Uniti, per aver saputo reinventare in chiave moderna e “salutistica” il classico ristorantino da tacos and co.
Eataly è preceduta di un posto da Coca-Cola, premiata per l’idea di marketing di inserire i nomi sulla confezione delle bottiglie. Idea ripresa in Italia anche dalla Nutella di Ferrero.