In Europa l’atteggiamento verso l’olio di palma da parte dei consumatori varia da Paese a Paese, e non sempre è supportato da fatti concreti o evidenze scientifiche. A rivelarlo è stata l’interessante ricerca ‘Palm oil preception’ realizzata da Tns e presentata da Laurent Cremona, direttore generale di Ferrero Group (nella foto). L’indagine è stata condotta attraverso 1.000 interviste per Paese tra marzo e settembre 2015 in Italia, Francia, Germania, Australia, Belgio e Turchia; nel 2014 la ricerca aveva interessato Uk e Usa.
Secondo la ricerca, è fortemente in aumento in Italia il numero di coloro che hanno sentito parlare dell’olio di palma (61%), in lieve calo in Francia e stabile negli altri Paesi. L’olio di palma è considerato il peggiore per la salute in Francia (40%), Italia (28%) e Belgio (20%), ma sulle motivazioni la maggior parte degli intervistati ha dato risposte generiche.
Per quanto riguarda invece il rapporto fra olio di palma e ambiente, la percezione negativa aumenta significativamente in Italia, cala in Francia e si mantiene stabile negli altri Paesi. Sul perché l’olio di palma sia dannoso per l’ambiente, la maggior parte delle risposte si concentra sulla deforestazione (Italia 52%, Francia 64%, Germania 61%, Australia 59%, Belgio 48% e Turchia 32%), ma pochi hanno sentito parlare di olio di palma sostenibile e di Rspo.
A questo proposito, Giorgio Donegani, presidente della Fondazione italiana per l’educazione alimentare, ha sottolineato l’importanza dell’educazione nel miglioramento della consapevolezza del consumatore. Soprattutto quando si parla di alimentazione per i bambini. Secondo una ricerca della Fondazione su 16 mila mamme italiane, infatti, il 99% pensa che una corretta alimentazione sia molto importante per la salute, ma solo il 19% crede che i prodotti industriali per i bambini siano sicuri. Un focus group di 200 mamme ha rivelato poi che il 50% ritiene che l’olio di palma dovrebbe essere evitato, il 19% che dovrebbe essere evitato dai bambini e il 31% che dovrebbe essere consumato con moderazione come gli altri grassi. “In Italia – ha detto Donegani – c’è una mancanza di corretta informazione e di educazione, poiché assistiamo a un gap tra la realtà del cibo e la sua percezione”.