Nel ranking dei big retailer britannici occupa la terza posizione, con un market share stimato intorno al 16,2%. Poco meno di Sainsbury’s, da cui è stata superata proprio durante lo scorso anno, dopo aver ceduto oltre mezzo punto percentuale di quota e registrato la peggiore performance dal 2006. Tra i primi quattro principali rivenditori d’oltremanica, infatti, Asda è probabilmente il player ad aver risentito in maniera più pesante dell’ascesa dei discount tedeschi Aldi e Lidl. Nel corso degli ultimi due anni, del resto, ha dovuto ricorrere anche ad azioni radicali per limitare il calo delle vendite, investendo su una politica di riduzione della battuta di cassa. Non a caso, il ceo Andy Clarke pochi giorni fa ha annunciato un ulteriore finanziamento pari a 500 milioni di sterline per incrementare sconti e promozioni. Ma, trend negativi a parte, l’insegna di proprietà del leader globale Wal-Mart rimane un colosso da 31 miliardi di euro di fatturato annuo, con circa 170 mila dipendenti e una rete commerciale costituita da 616 negozi. E grazie alla partnership appena stipulata con Emd potrà aumentare il suo potere d’acquisto, generando risparmi significativi nell’approvvigionamento delle merci, da riutilizzare poi sia per abbattere i prezzi che per migliorare la qualità dell’offerta. Oltre ad avere accesso a nuove sinergie per il marketing e le privale label. La centrale europea d’altronde opera in 15 Paesi e comprende circa 500 aziende distributrici di generi alimentari, con oltre 150 mila punti vendita complessivi, inclusi quelli dell’italiana Esd. Considerando anche Asda, il fatturato del gruppo d’acquisto raggiunge adesso un totale di 178 miliardi di euro.
Asda entra in EMD e prepara il rilancio
L’ingresso nella maggiore centrale d’acquisto europea offre nuove opportunità al retailer britannico. Che deve invertire il trend negativo
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