Tempo di bilanci per l’export agroalimentare italiano che archivia il 2015 con un fatturato di 36,8 miliardi di euro. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti sulla base dei dati Istat, dove si evidenzia anche il ruolo chiave delle categorie core che rappresentano il 20% del totale e la crescita esponenziale di altre produzioni del made in Italy, come le birra e il caviale.
LA TOP 5 DEI PRODOTTI PIU’ ESPORTATI – Il vino si conferma la categoria più venduta all’estero con 5,4 miliardi di euro. Al secondo posto si posiziona l’ortofrutta fresca con un valore stimato in 4,4 miliardi nel 2015, seguita dalla pasta che raggiunge i 2,4 miliardi di euro. Nella top 5 ci sono anche i formaggi che hanno raggiunto un export stimato a 2,3 miliardi mentre la classica “pummarola” fa salire la voce pomodori trasformati a 1,5 miliardi. A determinare l’ottima performance dell’agroalimentare italiano ci sono altre due categorie strategiche come l’olio d’oliva e i salumi che hanno raggiunto un valore di 1,4 miliardi di euro.
NUOVE CATEGORIE CRESCONO – Negli gli ultimi dieci anni oltre al consolidamento delle categorie più importanti del nostro export, si stanno ritagliando uno spazio crescente anche nuove produzioni che un tempo erano patrimonio esclusivo di altre nazioni. E’ il caso della birra, il cui valore delle esportazioni è triplicato (+206%) conquistando i mercati di paesi tradizionamente produttori come la Gran Bretagna o la Germania. Lo stesso discorso vale per il caviale, che in un decennio è passato da zero a 11,2 milioni di euro, invadendo le tavole della Russia prima di essere bloccato dall’embargo legato alla crisi Ucraina e per i funghi freschi o lavorati, le cui esportazioni sono triplicati.