Il miglior alleato di Campari nel 2015 è stato il dollaro. L’apprezzamento del biglietto verde sull’euro ha dato ai conti del gruppo milanese quella spinta in più ai conti che ha irrobustito, e di molto, i risultati consolidati.
I RICAVI CONSOLIDATI – I ricavi di gruppo si sono attestati a 1,65 miliardi di euro, in crescita del 6,2% rispetto al 2014: questa performance arriva per il 3% dalla crescita organica cui va sommato un robusto +4,2% per l’effetto cambio. A questi dati positivi va sottratto un 1% di crescita per effetto dei business che sono stati ceduti durante l’anno. Il margine operativo lordo (ebitda), al netto di oneri e proventi non ricorrenti, è cresciuto del +12,6% (di questi il 6,5% arriva dall’effetto cambi) mentre il risultato operativo (ebit) è cresciuto dell’11,6 per cento. Per l’utile netto una crescita del 36,1% a 175,4 milioni di euro. I debiti finanziari netti sono pari a 825,8 milioni di euro, in calo rispetto ai 978,5 milioni del 31 dicembre 2014 grazie alla “robusta generazione di cassa” si legge in una nota.
IN ITALIA CALMA PIATTA – Le vendite sono state sostenute da una crescita delle spese per pubblicità e promozioni, che nel 2015 sono state pari a 286,3 milioni, in aumento del +9,8% sul 2014 e pari al 17,3% dei ricavi. La macroarea commerciale che ha dato le maggiori soddisfazioni a livello di crescita del fatturato organico è l’America, con una crescita del +7%, seguita dall’Asia Pacifico con un +6,4 per cento. In coda l’area Nord, centro ed est Europa, che perde il 3,7% a causa innanzitutto del crollo delle vendite in Russia, scese di oltre il 40% a causa delle note sanzioni dell’Unione europea. Il mercato italiano ha fatto segnare una performance tutto sommato stabile (-0,2%), dove le note positive sono rappresentate dagli incrementi di vendite di Aperol e Campari, mentre gli whisky e gli spumanti hanno fatto segnare un calo. Anche negli Usa è ottimo il riscontro di Aperol e Campari che salgono a doppia cifra e bene anche il bourbon Wild Turkey. In evidenza anche la tequila Espolòn le cui vendite salgono del 26 per cento.
SU APPLETON E APEROL, GIU’ CINZANO E RICCADONNA – Guardando alle vendite organiche complessive nel 2015, tra i brand di rilevanza globale il più performante è stato il rum Appleton, cresciuto del 15,8% “principalmente trainata dai mercati chiave statunitense, giamaicano, canadese, inglese, oltre a quello messicano”. Aperol ha evidenziato una crescita organica pari al +11,8 per cento. Tra i brand minori si segnala la tequila Espolòn, che ha registrato una crescita organica pari al 35,0%, guidata dalla forte progressione in molti mercati a livello mondiale. Le note negative arrivano dal brand Cinzano, in calo del –13,6% a causa della Russia e dalle etichette di bollicine Riccadonna e Mondoro, che sono diminuite del 34,6%, sempre per effetto della contrazione in Russia.