Controlli telematici in tutta Europa, classificazione dell’olio in frantoio entro il mese di febbraio e pubblicazione dei dati mensili del Sian: sono tre le proposte che Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia, rilancia dopo il “sì” del Parlamento Europeo al contingente extra di olio tunisino, come garanzia contro il rischio di frodi.
“L’unico modo – osserva Angelo Cremonini, presidente del Gruppo Olio d’oliva dell’associazione – per garantire la tracciabilità sull’olio in arrivo, non soltanto da altri Paesi europei, ma anche da quelli extra-UE, è rappresentato dal Sian, la rete telematica che oggi consente in Italia di monitorare tutti i movimenti dell’olio prodotto e messo in commercio. Questo modello, al momento soltanto italiano, dovrebbe diventare al più presto europeo, con l’obiettivo di verificare in maniera efficace anche i flussi dell’import tunisino”.
NUOVE TECNOLOGIE CONTRO LE FRODI – A cominciare dal frantoio, fino al commerciante di prodotto sfuso, già oggi nel nostro Paese è possibile seguire tutti i passaggi dell’olio d’oliva, documentati nei Registri di carico e scarico delle aziende, e verificabili telematicamente dagli enti di controllo del settore. Inoltre, grazie alla rete elettronica del Sian, le autorità giudiziarie hanno scoperto e bloccato numerosi tentativi di contraffazione. “Le nuove tecnologie sono fondamentali anche nella lotta alle frodi – afferma Cremonini – in particolare contro quelle basate su falsa documentazione. Inoltre il sistema telematico ci fornisce un quadro esatto della produzione di olio, che rappresenta un mezzo fondamentale nella prevenzione di eventuali truffe. Ecco perché rilanciamo l’idea dell’obbligo della tenuta del SIAN su tutto il territorio comunitario”.
COME FAVORIRE LA TRASPARENZA – L’Associazione sottolinea anche l’importanza di pubblicare ogni mese i dati del SIAN, che possono fornire un’immagine significativa dell’andamento del settore. E sempre in nome della trasparenza, Assitol propone di “classificare l’olio entro breve tempo dopo la frangitura delle olive in frantoio. Entro il mese di febbraio – spiega ancora Cremonini – o, in alternativa, almeno due settimane prima della messa in vendita, l’olio deve essere ‘catalogato’ e certificato, in modo da evitare che il prodotto resti per mesi senza idonea classificazione nei depositi. Una situazione che, come è evidente, può favorire i tentativi di contraffazione”.
L’INDUSTRIA A FAVORE DELLA SEGMENTAZIONE DEI FLUSSI – Oltre alle misure cautelative contro le frodi, gli industriali dell’olio vedono con favore la proposta dell’On. Paolo De Castro di segmentare i flussi di import mese per mese, tramite l’introduzione di licenze ad hoc. “Questo impedirebbe di concentrare l’offerta soltanto in alcuni periodi dell’anno – sottolinea il presidente Cremonini – ridistribuendola in maniera più equa”.