Prosegue senza soste la sperimentazione di Walmart verso nuove formule di distribuzione che tengano conto delle potenzialità di internet e delle sue applicazioni. La grande catena americana, è noto, ha da tempo ingaggiato una serrata lotta commerciale a 360 gradi con Amazon, entrata da qualche tempo anche nella distribuzione alimentare spaventando tutte le catene tradizionali per l’efficienza delle sue consegne.
WALMART RISPONDE ALLA SFIDA E-COMMERCE – Da allora i maggiori retailer Usa, Walmart in testa, hanno iniziato a investire sull’ecommerce nelle sue svariate sfaccettature e modelli, cercando di recuperare il gap di tempo ed efficienza nei confronti di Amazon, ma non solo. L’ultima novità della grande catena della famiglia Walton, appena annunciata, farà discutere: a partire dalle prossime settimane Walmart inizierà a testare un servizio di consegne attraverso Uber e Lyft, ovvero i primi due servizi di trasposto persone (e cose) che stanno rivoluzionando il sistema dei taxi grazie a una rivoluzionaria e controversa applicazione ‘mobile’.
TEST DELIVERY IN DUE CITTA’ DELL’OVEST -Il retailer ha scelto due città dell’Ovest e si appoggerà a Uber per le consegne nella città di Phoenix in Arizona e a Lyft per il delivery a Denver, nello stato del Colorado e applicherà per ogni consegna due tariffe, pari a 7 o 10 dollari come già fa per il proprio servizio di vendita e consegna online. Le società non hanno voluto rivelare come divideranno questa somma: quanto, in sostanza, sarà retrocesso alla app di trasporto mobile, che con il suo servizio UberEats è già da tempo entrata nell’arena competitiva del food delivery ponendosi obiettivi ambiziosi sia in termini di copertura geografica sia in termini di tempo, con consegne entro mezz’ora dall’ordine.
LA SOSTENIBILITA’ RESTA UN’INCOGNITA – Nonostante il grande interesse e i corposi investimenti, il food delivery resta ancora una grossa incognita: riuscirà a essere sostenibile economicamente tenendo conto che i consumatori sono mal disposti a pagare grosse fee per la consegna di prodotti dal basso valore unitario e, per contro, sempre meno disposti a spese di grossa entità? Il che vuol dire, girando la questione, che forse i grandi investimenti delle catene per implementare sistemi di distribuzione innovativi potrebbero non essere mai profittevoli, abbassando ulteriormente la già compressa marginalità di questo settore.