Da pochi giorni, a Milano e in 46 comuni dell’area meneghina, i clienti di Amazon Prime Now possono acquistare online anche 6 mila nuove referenze uniche dei supermercati U2 e di NaturaSì. Un’alleanza, quella tra il colosso dell’ecommerce e le due insegne della distribuzione, che offre vantaggi strategici reciproci, proponendosi come un modello di business innovativo ed efficace. L’approccio, del resto, è di tipo win-win, con una funzione di acceleratore per il retailer e un significativo allargamento dell’assortimento per Amazon. “Questa collaborazione – commenta Giuseppe Groaz, partner di Square Reply -, è il riconoscimento che il mercato viaggia ormai senza una logica di canale. Ogni consumatore segue un bisogno da soddisfare e interpreta il suo journey secondo canoni di razionalità economica e appagamento. Esperienze di questo tipo, anche in altri segmenti e in particolare nel fashion, dimostrano però che spesso il consumatore finale riconosce principalmente l’experience del marketplace che, di solito, diventa prioritario sui brand di riferimento. Insomma, alla fine il consumatore apprezza il livello di servizio complessivo che piattaforme come Amazon possono offrire. Di contro, questa sarebbe l’area di maggior costo e di difficile gestione per un retailer che vuole andare online. Simili partnership, inoltre, hanno una valenza particolare nel grocery, dove gli economics sono molto stressati e lo sarebbero a maggior ragione nell’online”.
LA SFIDA DELL’EXPORT – Aspetti normativi e questioni di localizzazione rendono collaborazioni di questo tipo molto frequenti anche nel mercato cinese. “Basta fare zapping su Alibaba per rendersene conto – conferma Giuseppe Groaz -. In questi casi penso che permangano le stesse considerazioni appena illustrate. Ma dobbiamo aggiungere l’utilità di accedere a mercati lontani e difficili, in particolare per aziende con dimensioni di business ed organizzazione contenute”.
LA SITUAZIONE NEL FASHION – Le sinergie con i marketplace digitali sono diffuse soprattutto nel mondo del fashion. “Per tanti motivi, che spaziano dai costi alle competenze, molti brand hanno preferito ridurre i tempi di accesso al mercato online utilizzando piattaforme leader – spiega Giuseppe Groaz -. Basti pensare a Yoox Net a Porter. Peraltro, in quest’ultimo periodo, grazie alla convergenza fisico-digitale che richiede la presenza dei processi online nello store, numerose aziende stanno rivedendo la loro strategia di customer experience e la loro interpretazione del journey. Ciò richiede anche di poter gestire direttamente processi di commerce per avere maggiore visibilità e contatto con l’end user”.