I prezzi di affitto troppo elevati e la mancanza di location adeguate, spingono Kentucky Fried Chicken, nel suo processo di espansione nel Bel Paese, a preferire alle zone del centro città quelle posizionate più verso l’hinterland. L’ennesima conferma arriva dall’inaugurazione del punto vendita avvenuta il 28 luglio all’interno del Bicocca Village, il mall milanese situato a una manciata di chilometri dal centro cittadino. Di fatto, si tratta del primo Kfc ad apparire sulla scena meneghina. La gestione è stata affidata nuovamente al franchisee Filippo Caravatti, già responsabile dei ristoranti di Brescia e Arese. In tutto l’insegna vanta ora sette punti vendita operativi in Italia.
In Bicocca, dunque, l’amante di pollo fritto troverà il menu tipico della catena proposto in una location di 500 mq, con 160 posti a sedere, aree free wi-fi e zone dove è possibile ricaricare il proprio pc, smartphone o tablet. Sotto il profilo occupazionale il ristorante ha assunto tra full e part time 40 dipendenti ed è aperto da mezzogiorno fino a tarda notte, sette giorni su sette.
Con questa inaugurazione, la catena ribadisce i suoi obiettivi, ricordando che quest’anno sono confermate altre tre aperture che avverranno presso il Valmontone Outlet in provincia di Roma e quello dei Petali a Reggio Emilia, mentre a dicembre è previsto un nuovo importante passo con l’inaugurazione di un punto vendita presso lo shopping center di Assago, per la prima volta attrezzato di servizio ‘drive’. «Confermiamo l’intenzione di raggiungere il traguardo dei 100 ristoranti entro il prossimo quinquennio – ha dichiarato alla nostra testata Corrado Cagnola, amministratore delegato della filiale italiana del gruppo americano –. In termini di fatturato, pensiamo di chiudere il 2016 in linea con il 2015, ovvero intorno ai 15 milioni di euro, in attesa che il ristorante del Bicocca Village entri a regime e possa esprimere tutte le sue forti potenzialità».
Rimane, poi, aperta la questione relativa al made in Italy. La consociata non ha mai nascosto l’ambizione di poter offrire ai suoi clienti menu 100% italiani. Non solo quindi i condimenti e alcune bibite italiche, la lingua di Dante dovrà appartenere anche all’ingrediente principe della catena, vale a dire il pollo. E così, dopo le promesse fatte a parole, ora finalmente ci si espone indicando i tempi. «Il traguardo importante che ci siamo posti è arrivare il prossimo anno ad avere un’offerta di pollo proveniente esclusivamente da allevamenti del nostro paese, mentre ora questa materia prima è importata dall’Olanda – afferma Cagnola –. Il processo verso la completa italianità è già avviato e la selezione dei nostri fornitori italiani avviene seguendo requisiti imprescindibili che prevedono, innanzitutto, di garantire la qualità del prodotto, indicando i mangimi utilizzati, i metodi di allevamento seguiti, il taglio e la sicurezza della filiera fino a quando la carne non arriva nei ristoranti per essere esaminata dai nostri ‘auditor’. Inoltre, chiediamo il rispetto dei tempi di consegna senza ammettere ritardi, e i volumi, ovvero ci affidiamo a realtà fornitrici con una mole produttiva elevata in grado di stare al passo con la nostra crescente domanda di carne».