Sta per finire l’era Caprotti in Esselunga. Secondo quanto riportato da tutti i quotidiani nei giorni scorsi, il patron della catena, Bernardo Caprotti, nel consiglio di amministrazione di lunedì scorso ha dato mandato alla banca d’affari americana Citigroup per selezionare le proposte, negoziare e poi vendere, una partecipazione della sua società. “Da italiano naturalmente mi piacerebbe che Esselunga rimanesse in mano a un imprenditore italiano”, ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti “credo che il primo obiettivo sia salvaguardare questa impresa”.
I POSSIBILI ACQUIRENTI – Sono già diversi i gruppi che si sono interessati a rilevare il controllo di uno dei leader italiani della grande distribuzione. A fine agosto il fondo Blackstone avrebbe fatto pervenire a Caprotti la proposta di acquisire il 60% delle azioni di Esselunga con un’opzione sul restante 40%. Anche il fondo inglese Cvc ha manifestato lo stesso interesse anche se, in questo caso, non è ancora arrivata una proposta concreta. Nemmeno due mesi fa, Esselunga pareva sul punto di finalizzare un accordo con Advent International, colosso del private equity anglosassone che in Italia ha recentemente rilevato in cordata con Bain e Clessidra i sistemi di pagamento di CartaSì. Ma dopo mesi di negoziati, due diligence e perizie, alla fine Advent non è riuscita a trovare un accordo con Bernardo Caprotti e la trattativa si sarebbe arenata. Fino alle ultime settimane, quando sarebbero subentrati nuovi sviluppi e si sarebbero fatti avanti altri interlocutori. Fondi a parte, si potrebbe trattare dei concorrenti diretti di Esselunga, scrive sempre laRepubblica, come l’americana Walmart o la francese Carrefour: entrambe starebbero facendo più di un pensiero sull’acquisizione della società italiana.
Alla base della scelta di Caprotti di vendere ci sarebbe la volontà di dare a Esselunga una governance certa per il futuro. “La maggior parte del patrimonio dell’imprenditore – riporta laRepubblica – è concentrata su Esselunga e sugli immobili occupati dai supermercati, pertanto per i tre figli (due avuti dal primo matrimonio di Caprotti, una dal secondo, ndr) e per l’attuale moglie sarebbe molto difficile immaginare una spartizione consensuale dell’eredità senza pregiudicare la gestione” e la continuità aziendale. Difficile, per ora, stabilire il prezzo dell’operazione. Una possibile stima va dai 4 ai 6 miliardi di euro, a seconda della quantità di immobili – supermercati e terreni – coinvolti, dato che una quota di essi potrebbe essere scorporata.
UN PEZZO DI STORIA DELLA GDO ITALIANA – Esselunga Spa è una controllata di Supermarkets Italiani. Gestisce circa il 9%% delle vendite in supermercati e ipermercati italiani con 140 punti vendita concentrati in Lombardia, Toscana, Piemonte ed Emilia-Romagna, ma anche Veneto e Liguria. Guidata dal fondatore Bernardo Caprotti, è nata a metà degli anni ‘50 per idea dell’imprenditore Nelson Rockefeller, che insieme ad alcuni soci (tra cui i Caprotti che cominciarono con una quota del 18%; la famiglia Crespi, con il 16%; Marco Brunelli, con il 10%), ha fondato la prima catena italiana di supermercati: la Supermarkets Italiani Spa. Il primo punto vendita è stato aperto nel 1957 in viale Regina Giovanna a Milano da Rockfeller, di cui Guido Caprotti e Marco Brunelli hanno acquisito prima il 18% e poi il 51%. A seguito di una campagna pubblicitaria il cui motto è stato: “Esselunga, prezzi corti” la società è stata rinominata Esselunga. Nel 1994 sono stati introdotti i programmi di fidelizzazione della clientela (Fidaty card) e i prodotti a marchio proprio. Nel 2004 Esselunga è stata tra le prime catene di Gdo italiane ad avere prodotti biologici e a permettere l’ordine della spesa via internet.