Nei prossimi giorni Ivan Scalfarotto, sottosegretario allo Sviluppo Economico, convocherà Luigi Scordamaglia, presidente Federalimentare, Antonio Cellie, amministratore delegato di Fiere di Parma e Corrado Peraboni, amministratore delegato di Fiera Milano. Tema dell’incontro è convincere tutti a mettersi d’accordo per alternare tra Parma e Milano gli appuntamenti fieristici del food&beverage evitando sovrapposizioni: un anno potrebbe svolgersi a Parma la fiera dell’industria alimentare e della distribuzione, mentre l’anno successivo a Milano la fiera del food service/horeca. Solo se i due numeri uno accetteranno l’accordo Ivan Scalfarotto e il suo capo, il ministro Carlo Calenda, continueranno ad appoggiare entrambe le fiere, sia politicamente sia economicamente. Federalimentare, per forti pressioni interne di alcuni associati e di associazioni milanesi, caldeggia questa soluzione, pur essendo in compartecipazione nella fiera Cibus. Non vorremmo correre il rischio di FMI Chicago, che non verrà più replicata il prossimo anno, presumibilmente per la forte cannibalizzazione con Fancy Food a New York.
Nel frattempo che cosa sta succedendo sul mercato? Osserviamo che le imprese italiane sempre di più pianificano direttamente spazi all’interno di fiere come Sirha di Lione, Fancy Food negli Usa, Ism e Anuga a Colonia, Intersuc e Sial a Parigi, Prodexpo a Mosca, Biofach a Norimberga, Gulfood a Dubai, Foodex a Tokyo, Internorga ad Amburgo, Plma ad Amsterdam e anche Marca e Sana a Bologna, TuttoFood a Milano e Cibus Connect a Parma. Insomma sul mercato le imprese scelgono di andare nelle fiere migliori, quelle dove si fanno più affari. Ne devono prendere atto i vari Ice, ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Agricoltura e degli Esteri, le Regioni e la stessa Federalimentare, mettendo a fattor comune i loro sforzi per creare più sinergie all’interno del sistema agroalimentare italiano.
Utopia? Tra pochi giorni sapremo se verrà mosso il primo passo in questa direzione.
di Paolo Dalcò