Dipendenti più contenti, azienda più ricca. E’ una delle nuove tendenze in fatto modelli di business, e la dimostrazione della sua validità – almeno nel breve periodo – arriva dal colosso mondiale della gdo Walmart. All’inizio del 2015, per la prima volta nella sua storia, la catena da 5mila punti vendita e 500 miliardi di fatturato aveva visto scendere i propri ricavi. I sondaggi tra i clienti parlavano di bagni sporchi, scaffali spesso vuoti, file interminabili alla cassa e personale irreperibile. Solo il 16% dei negozi era stato in grado di raggiungere gli obiettivi di assistenza ai clienti previsti dai piani aziendali.
CAMBIO DI STRATEGIA – Appena 19 mesi dopo, le risposte erano più confortanti: pulizia, velocità e gentilezza erano migliorate, e ricerche di enti esterni segnalavano un maggiore livello di soddisfazione della clientela. Nel mezzo, un netto cambio di strategia: salari più alti per tutti, anche per chi non ricopre ruoli manageriali. Un impiegato a tempo pieno oggi guadagna 13,69 dollari l’ora, il 16% in più rispetto al 2014. È l’applicazione della teoria del salario d’efficienza: i datori di lavoro disposti a pagare meglio i propri dipendenti avranno in cambio personale più leale e produttivo. Ma il cambiamento va oltre la busta paga e riguarda anche le prospettive di carriera. Walmart ha costruito 200 training center per fornire strumenti e percorsi chiari di carriera a tutti gli impiegati che desiderino crescere e tentare la scalata fino alle posizioni manageriali.
QUANDO LA CARRIERA E’ APERTA – Così la più grande catena della distribuzione organizzata ha rivoluzionato la propria immagine. Prima era nota per le politiche di contenimento dei costi e lavorare da Walmart era l’equivalente di un fast food nel settore ristorazione – come ha detto al New York Times un dipendente da poco promosso manager, attratto proprio dalle possibilità di carriera. Oggi è il primo esempio di come il benessere dei dipendenti possa incidere sulla produttività. Ma buste paga più consistenti possono spingere anche la domanda di beni e servizi? Nel caso di Walmart, pare proprio di sì: anche la spesa nei punti vendita da parte degli stessi impiegati è aumentata.
LA RICETTA DI KOTLER – Il caso di Walmart è in linea con le teorie di Philip Kotler. Docente alla Kellog School of Management della Northwestern University di Evanston (Illinois), Kotler si è formato con i Nobel Milton Friedman, Paul Samuelson e Robert Solow ed è considerato uno dei grandi maestri mondiali del marketing. Nel suo “Ripensare il capitalismo” sostiene la necessità di creare nuove regole per il mercato. A cominciare dalla tutela della felicità dei dipendenti – che passa dal salario, ma anche dalle condizioni di lavoro – per renderli più produttivi e innovativi. Concetto ribadito nell’intervista rilasciata in esclusiva a Food in occasione del Retail Summit tenutosi a Cernobbio il 13 settembre scorso. A questo proposito, Kotler cita anche il caso di Ikea USA, che aumentò i salari già nel 2014.