C’era una volta la nicchia del biologico. Il mercato dell’organic è oggi in Francia uno dei settori più dinamici e ambiziosi. Tanto che, secondo le stime di Agence Bio, chiuderà il 2016 con un giro d’affari vicino ai sette miliardi di euro, grazie a un aumento dei consumi pari al 20%. Se infatti la grande distribuzione registra un trend di crescita del 18%, i negozi specializzati raggiungono il 25%, contando su un notevole tasso di ampliamento dell’offerta e innovazione. Ogni giorno, del resto, ben 21 nuove fattorie si aggiungono in media alla rete, mentre negli ultimi sei mesi il mondo del bio ha potuto contare sull’ingresso di circa 1.200 nuovi operatori. Un vero e proprio boom, insomma, che tuttavia necessita adesso di essere opportunamente gestito, in modo da favorire le esportazioni e lo sviluppo di alcuni segmenti strategici. Oltralpe, del resto, biologico significa anche made in France, visto che oltre la metà dei prodotti ha origine entro i confini nazionali.
“La crescita è sicuramente un fattore positivo – commenta Florent Guhl, direttore di Agence Bio -, ma non si deve correre troppo. Bisogna infatti lavorare con i player del settore, così che tutti possano beneficiare dei progressi. La priorità, adesso, è quella di identificare nuove fonti di sviluppo per il Piano Bio 2017”. In particolare, l’agenzia mira a eliminare le disparità regionali negli aiuti pubblici per le conversioni delle aziende all’organic, responsabili finora di aver generato alcuni squilibri. Inoltre, occorrono interventi specifici per sostenere il comparto della carne suina. “In Francia non c’è abbastanza carne di maiale biologica – spiega Florent Guhl -. L’offerta infatti è limitata a pochi negozi specializzati, mentre risulta praticamente assente nei supermercati. Davvero troppo poco per soddisfare la domanda”.