Volano le quotazioni del Grana Padano e del Parmigiano-Reggiano negli ultimi sei mesi del 2016. I due formaggi Dop sono entrati nel paniere di indicizzazione del prezzo del latte in base all’accordo concluso con Lactalis, colosso francese che controlla Parmalat e marchi come Galbani, Cademartori e Invernizzi. Da giugno a dicembre – secondo un’analisi di Coldiretti Lombardia su dati Clal – le quotazioni medie mensili del Grana Padano stagionato dai 12 ai 15 mesi sono salite del 10% toccando gli 8,45 euro al chilo, mentre quelle del Parmigiano-Reggiano (stessa stagionatura) hanno segnato un incremento medio mensile di oltre il 13%, arrivando a 9,55 euro al chilo nell’ultima quotazione massima di dicembre. Si tratta di un segnale importante per due prodotti simbolo del Made in Italy che sono anche tra i formaggi più apprezzati anche all’estero, spiega Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Lombardia. Solo nel periodo gennaio-settembre 2016 l’export ha sfiorato i 600 milioni di euro, con un incremento di quasi il 7% rispetto allo stesso periodo del 2015, mentre il numero di forme inviate all’estero ha sfondato quota 65.500. Grana Padano e Parmigiano-Reggiano rappresentano quasi un terzo del totale delle esportazioni italiane di formaggi nel mondo.
ACCORDO SUL PREZZO DEL LATTE – Il Grana Padano rappresenta anche uno dei parametri principali alla base dell’accordo sul prezzo del latte siglato a metà dicembre 2016 per il mercato lombardo, punto di riferimento nazionale visto che munge più del 40% di tutto il latte italiano. L’intesa prevede una quotazione base di 37 centesimi al litro a gennaio 2017, in salita a 38 centesimi a febbraio per arrivare ai 39 centesimi di marzo e aprile. Il sistema di indicizzazione per l’integrazione del prezzo prevede che per una quota del 30% vengano inserite anche le quotazioni del Grana Padano. Questa intesa – conclude Prandini – rimette al centro il comparto zootecnico lattiero caseario e offre una prospettiva positiva su un prezzo non in calo ma stavolta in aumento. E’ un risultato che nasce anche dalla battaglia vinta sull’etichettatura di origine di tutti i prodotti lattiero caseari, dopo la quale il mercato ha dato segni di ripresa ogni giorno più forti.