Granarolo ha acquisito il 60% dei titoli della società brasiliana Allfood, un importatore e distributore di cibo con sede a San Paolo, ovvero il cuore economico del grande stato federato sudamericano. Quest’acquisizione è la seconda in Brasile per la società bolognese, dopo quella del 2015 con la società Yema (60% delle azioni anche in questo caso), e arriva in un momento molto particolare per il Paese sudamericano, scosso da uno scandalo alimentare di proporzioni internazionali, che riguarda però il settore delle carni. La cifra oggetto della compravendita non è stata resa nota.
UN DISTRIBUTORE ATTREZZATO ANCHE PER IL PORZIONATO – Allfood, spiega la società emiliana, ha un portafoglio di 250 prodotti in distribuzione, di cui il 48% italiani (25% formaggi e 75% salumi) e il 33% a marchio proprio. La società può contare su un centro logistico di 2000 mq e uno stabilimento di due linee produttive per il taglio e porzionatura rispettivamente per salumi e formaggi, che vanno ad aggiungersi ai due stabilimenti produttivi di Yama, la società già nel portafoglio di Granarolo International. Tra i produttori italiani già distribuiti da Allfood ci sono Bassi, Brazzale, Igor, Levoni, Negroni del gruppo Aia-Veronesi, ma anche un buon numero di produttori francesi e spagnoli.
“BRASILE MERCATO STRATEGICO GRAZIE AI TANTI ITALIANI” – Il Brasile – ha dichiarato Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo (nella foto) – rappresenta un mercato strategico per la presenza di un’ampia comunità italiana di circa 25 milioni di persone che sono naturalmente interessate ai prodotti nostrani; solo il segmento diary vale 23 miliardi di euro. Yema nel giro di un anno ha registrato un incremento del fatturato pari al 25% e la sua attività si integra perfettamente con quella svolta da Allfood: quest’ultima distribuisce prevalentemente alla grande distribuzione, mentre la prima vende nel canale foodservice. Il management Granarolo è quindi fiducioso sul futuro del Brasile nonostante le difficoltà economiche generali che sta dimostrando e che impattano su molti settori e molte aziende, a cominciare da Parmalat che proprio nello stato carioca ha una presenza molto importante ma che sta incontrando non poche difficoltà a condurre i propri investimenti nella giusta direzione e nel 2016 ha dovuto svalutare il valore di alcune partecipazioni acquisite solo qualche tempo fa.
ACQUISIZIONE MENTRE INFURIA LO SCANDALO CARNI – Per il settore alimentare brasiliano, si diceva, è un momento pessimo. La scoperta di grandi partite di carne avariata che venivano commerciate come fresche si sta trasformando in un disastro per il settore agroalimentare del Paese, come ha riconosciuto anche il ministro dell’Agricoltura Blairo Maggi. Hong Kong ha sospeso l’importazione di carne brasiliana (chiudendo anche quella porta verso la Cina) mentre l’Unione europea le ha ristrette e questo rischia di incrinare uno dei settori alimentari più importanti del grande stato sudamericano. Una trentina le imprese coinvolte in quella che sembra un’organizzazione criminale: tra queste il gigante Jbs (proprietario di Rigamonti in Italia) e Brf, la multinazionale alimentare da cui proprio Parmalat aveva acquisito le attività brasiliana nel settore dairy un paio di anni fa.