David Buttress ha lasciato il segno nell’ultimo bilancio che firmerà come amministratore delegato di Just Eat, la più famosa piattaforma online di consegne a domicilio di piatti preparati dai ristoranti, attiva da tempo anche in alcune città d’Italia e quotata alla borsa di Londra. L’amministratore delegato, che lo scorso febbraio ha inaspettatamente annunciato le sue dimissioni per “motivi familiari”, ha consegnato – è il caso di dirlo – un altro esercizio record ai suoi stakeholders, siano essi azionisti e investitori, collaboratori o i 68.500 ristoranti partner sparsi nei 13 Paesi del mondo dove il gruppo ha le sue attività.
RICAVI INTERNAZIONALI OLTRE UN TERZO DEL TOTALE – I ricavi consolidati 2016 sono cresciuti del 52% fino ad arrivare a 375,7 milioni di sterline, che al cambio attuale equivalgono a 430 milioni di euro circa. Al netto delle operazioni straordinarie, la crescita sarebbe stata del 46%, comunque decisamente solida. L’Inghilterra resta di gran lunga il mercato più importante, con 237 milioni di sterline di ricavi (274 milioni di euro), ma il giro d’affari delle consociate internazionali ammonta adesso al 37% del totale, contro il 32% del 2015. Segnale che il business si sta espandendo con un buon passo anche nei Paesi dove la modalità di acquisto online di piatti pronti è ancora poco utilizzata come in Italia.
L’ITALIA E’ ANCORA UN MARCATO DA SVILUPPARE – La consociata italiana, infatti, insieme a quella spagnola e messicana, sono incluse nella divisione “mercati emergenti”, il cui fatturato è salito dai 9,5 milioni di sterline del 2015 ai 26,2 milioni di sterline (30 milioni di euro) del 2016, con un balzo del 175% in soli 12 mesi, con il numero di ordini cresciuti del 153 per cento. La crescita dei ricavi è anche dovuta a una serie di acquisizioni che hanno toccato tutti e tre i Paesi della divisione: in Italia, ad esempio, Just Eat ha inglobato PizzaBo/hellofood lo scorso febbraio 2016, comprandola dal gruppo tedesco Rocket Internet, anch’esso attivo nell’online delivery. Il nostro mercato è ancora a uno stadio iniziale, di start up si potrebbe dire, ma inizia a muovere i primi passi verso una maggiore penetrazione che lo renderà profittevole.
CRESCITA MOLTO FORTE DEI MARGINI REDDITUALI – La divisione dov’è inserita l’Italia, infatti, è l’unica a mostrare ancora un margine operativo lordo (ebitda) negativo e pari a -13,7 milioni di sterline. Nonostante ciò, per la prima volta quest’anno la marginalità lorda totale delle divisioni internazionali è diventata positiva e pari a 7,2 milioni di sterline e otto mercati nazionali su 12 sono diventati profittevoli. Nel complesso, l’ebitda 2016 di gruppo è salito del 93% a quota 115 milioni di sterline, ovvero poco più di 130 milioni di euro e la sua incidenza sul fatturato è del 31 per cento contro il 24% del 2015. Gli utili ante imposte sono pari a 91,3 milioni di sterline, in crescita del 164% grazie anche alla plusvalenza generata dalla cessione di attività nel Benelux. Gli utili netti sono pari a 71,4 milioni di sterline. La crescita dei ricavi non è stata, quindi, raggiunta a scapito della marginalità, anzi.
136 MILIONI DI ORDINI CONSEGNATI – Il valore dei piatti elaborati consegnati da Just Eat in tutti i mercati nei quali opera ha raggiunto i 2,5 miliardi di sterline, ovvero quasi 2,9 miliardi di euro, sui 23 miliardi di sterline del mercato potenziale attuale nei Paesi nei quali opera la società. Nel 2015 il valore del consegnato era stato di 1,7 miliardi di sterline. Gli ordini evasi sono stati 136,4 milioni mentre gli utenti attivi, quelli che hanno fatto un ordine almeno una volta negli ultimi 12 mesi, sono saliti del 31% a 17,6 milioni di unità, con un tasso di crescita più basso dei ricavi e quindi ogni utente ha speso 2,59 sterline a ordine, mediamente di più rispetto all’anno precedente.
TARGET 2017 ANCORA IN FORTE CRESCITA – Se i risultati 2016 hanno mostrato ancora un passo sostenuto di crescita, le attese per il 2017 non sono da meno: i ricavi sono visti a quota 480-495 milioni di sterline, ovvero sfondare i 500 milioni di euro, e l’ebitda tra 157 e 163 milioni. Il 2017, oltre che vedere il nuovo amministratore delegato che dovrebbe entrare in carica ad aprile (Buttress resterà comunque nel cda), sarà un altro anno di investimenti e non sono escluse, quindi, nuove acquisizioni com’è stato nel 2016 quando sono state comprate attività in Italia, Spagna, Messico e Brasile per 125 milioni di euro oltre che in Canada e Inghilterra. Dal punto di vista operativo, il 2016 è stato un anno importante, nel quale l’azienda si è posizionata in maniera estremamente favorevole per il futuro. Abbiamo continuato a investire nella nostra tecnologia, nel marchio e nel personale per espandere l’offerta per i consumatori e i vantaggi per i Ristoranti affiliati. I nostri mercati mostrano ancora una penetrazione relativamente scarsa, il che significa che c’è molto spazio per generare una crescita redditizia nel settore, è stato il commento di David Buttress.