Assolatte comunica che da oggi, 19 aprile 2017, scatta l’obbligo dell’indicazione d’origine in etichetta per latte, yogurt, latticini e formaggi prodotti in Italia. La novità coinvolge tutti i latti alimentari diversi da quello fresco, come, ad esempio, il latte UHT e quello ESL (Extended shelf-life), a prescindere dal tipo di animale (mucca, capra, pecora, bufala, ecc.). Per gli altri alimenti, invece, non cambierà nulla. Cerchiamo adesso di capire come funziona la nuova etichettatura.
Le nuove etichette del latte
Per prima cosa, dal 19 aprile le aziende non potranno più usare gli imballaggi non conformi. A meno che tali imballaggi non riportino già volontariamente le informazioni di origine con significato conforme a quelle previste dal decreto. Le indicazioni potranno essere apposte in qualsiasi parte del packaging, a patto che siano visibili e facilmente leggibili; posizionate in modo da non confondere il consumatore. I prodotti immessi sul mercato prima di oggi potranno essere commercializzati fino a esaurimento scorte, non oltre il 16 ottobre 2017. Ma il decreto non riguarda indistintamente tutti i prodotti contenenti latte. Sono infatti esclusi dall’elenco: latte fresco, panna, yogurt, burro, formaggi e latticini che impiegano latte fresco e che sono già regolati da un precedente decreto interministeriale che prevede l’indicazione della zona di mungitura o di provenienza del latte.
Latte italiano e non
Per quanto riguarda i prodotti lattiero-caseari realizzati in Italia con latte proveniente da un altro Paese dell’Ue, questi sono già garantiti (negli standard di qualità e di sicurezza) da un sistema di norme e controlli severo, e che risponde ai medesimi criteri nostrani. Le nuove indicazioni valgono, dunque, anche per i semilavorati o gli eventuali ingredienti derivati dal latte, utilizzati nella preparazione di prodotti pre-imballati. In questi casi l’etichetta degli alimenti riporterà l’origine del latte utilizzato per la fabbricazione di tali ingredienti e il paese di trasformazione degli stessi. In alternativa c’è la possibilità di indicare il paese di trasformazione del prodotto finito pre-imballato. Multe severe sono previste per i trasgressori: chiunque porrà in vendita prodotti alimentari non etichettati correttamente, in conformità alle disposizioni del decreto, sarà punito con una sanzione amministrativa pecuniaria da 1.600 euro a 9.500 euro.
A tutela del made in Italy
Si tratta di un provvedimento che punterà a rinsaldare il made in Italy, all’insegna della trasparenza e della corretta informazione, e che aiuterà il settore lattiero-caseario italiano in genere. Questo è anche quanto sostiene il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, che afferma: è un traguardo storico per il nostro Paese che ci consente di creare un nuovo rapporto tra produttori e consumatori. Siamo da sempre in prima linea nella costruzione di politiche di massima informazione e trasparenza nei confronti di chi acquista prodotti agroalimentari e questa scelta lo dimostra. Una sperimentazione che ora auspichiamo possa trasformarsi in uno standard europeo. E ancora, nella stessa nota del ministro si legge: i cittadini devono essere informati per poter scegliere consapevolmente cosa mettere a tavola. Questo vuol dire tutelare il Made in Italy, il lavoro dei nostri allevatori e far crescere una vera e propria cultura del cibo. La nostra battaglia in Europa quindi non finisce qui. Andiamo avanti collaborando ancora con la Commissione per rafforzare sempre più gli strumenti a disposizione e affermare così un modello distintivo di qualità ed eccellenza.