Nel primo trimestre di quest’anno l’integrazione tra i due gruppi ha già realizzato sinergie per complessivi 56 milioni di euro. Una conferma che, a poco più di dieci mesi dalla fusione tra Ahold e Delhaize, il gigante della distribuzione, adesso sesto nel ranking globale dei top retailer, può beneficiare del nuovo assetto per rilanciare la sfida sia nel Vecchio Continente sia Oltreoceano. In entrambi i casi, del resto, mostra evidenti segnali di vivacità, riuscendo per esempio a gestire il contesto deflazionistico americano meglio di altri competitor. A ciò si aggiunge che i suoi mercati europei storici, Olanda e Belgio, tengono bene, grazie anche alle politiche di ampliamento dell’offerta e di multicanalità. Ma, come annunciato dal Ceo Dick Boer nel corso dell’ultima assemblea degli azionisti, ambizioni e strategie del rivenditore passano tutte per un approccio ancora più orientato verso il salutismo e la sostenibilità ambientale.
Un prodotto su due sarà healthy
Entro il 2020 ben il 45% del giro d’affari generato dalle sue private label deriverà dalla vendita di prodotti salutistici. In particolare, le insegne attive negli Stati Uniti dovranno tagliare drasticamente la presenza di zuccheri, grassi e sale nei prodotti, riformulando l’offerta e sfidando direttamente catene del calibro di Whole Foods. Uno sforzo già intrapreso da Delhaize che, nel corso dello scorso anno, ha ridotto del 25% l’apporto di sale da 11 varietà di pane.
Negozi eco-friendly e innovativi
Per aiutare i clienti a compiere scelte sane, inoltre, il player intende estendere su più larga scala alcune iniziative in-store, come per esempio il giardino di erbe aromatiche e spezie presente nel nuovo negozio Albert Heijn XL a Purmerend, nel nord dell’Olanda, oppure gli orti e le serre all’interno dei supermercati.
Meno rifiuti in discarica
Il gruppo, che conta a livello globale su 6.500 punti vendita, 375mila addetti, 50 milioni di clienti alla settimana e un fatturato pari a 62 miliardi di euro, lavora poi per ridurre i rifiuti del 20% entro i prossimi tre anni. Anche in questo caso, un valido contributo può arrivare da alcune best practice. Come il progetto della sua insegna americana Stop & Shop che ha installato un impianto in grado di ricavare energia pulita dagli scarti di cibo e alimentare così un intero centro di distribuzione.