E’ un’autentica bomba quella che deflagra all’interno del mondo Lidl Italia, la filiale nostrana del colosso tedesco della grande distribuzione discount. La società è entrata all’interno di un’ampia inchiesta giudiziaria del Dipartimento distrettuale antimafia di Milano dopo l’arresto, ai domiciliari, di Simone Suriano, classe 1986, un dipendente assunto con la carica di “project leader” e risultato, secondo l’accusa dei pm Boccassini e Storari, parte di un’associazione per delinquere legata alla cosca catanese dei Laudani. Questa associazione è riuscita ad entrare, attraverso una serie di società paravento e prestanomi, nell’economia del gruppo della grande distribuzione (che sarebbe al momento parte lesa) condizionandone alcuni appalti in cambio, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Milano che Food ha potuto consultare, di dazioni di denaro. Quattro divisioni di Lidl Italia sono state poste sotto amministrazione giudiziaria dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale per l’eccessiva “vicinanza” a soggetti legati alla famiglia dei Laudani. L’inchiesta è più ampia e tocca anche alcuni dirigenti del Comune di Milano, per un totale di 15 arresti e sequestri preventivi di beni e società, il tutto con accuse che vanno dai reati fiscali alla corruzione tra privati e con il pubblico, e molti altri.
“Stabile asservimento” dei dirigenti Lidl
Il meccanismo che ha portato all’arresto di Suriano con l’accusa di associazione per delinquere è ben descritto all’interno delle 308 pagine dell’ordinanza. Da queste si evince che, Suriano a parte, si sarebbe (il condizionale è d’obbligo) radicato da tempo un meccanismo per pilotare gli appalti della società verso imprese esterne legate in qualche modo alla cosca. Il gip parla infatti di stabile asservimento dei dirigenti Lidl preposti all’assegnazione degli appalti verso società presuntamente controllate dalle cosche, in spregio alle regole della concorrenza e con grave nocumento per il patrimonio della società appaltante, ovvero Lidl. Un meccanismo ben oliato: Il dipendente a libro paga scrive sempre il gip, trascorso un certo tempo, esce dalla Lidl Italia, per essere assunto da una delle società facenti parte degli odierni indagati. Tale movimento da un lato allontana i sospetti dalla sua persona, dall’altro consente l’avvicinamento, proprio ad opera dell’ex dipendente, di un ulteriore dirigente, destinato a sostituirlo quale referente dei corruttori all’interno della Lidl. In questo modo, peraltro, gli indagati riescono ad avviare i contatti preliminari finalizzati alla conclusione dell’accordo corruttivo, senza esporsi correttamente. I corruttori, infine, creano intorno al dirigente infedele un ambiente lavorativo propizio. Tanto avviene attraverso l’elargizione, su larga scala, in occasione delle festività, di costose regalie distribuite secondo il rango di ognuno.
L’uomo del 3 per cento
In questo contesto Suriano, entrato in Lidl nel 2014 e responsabile per l’area del Nord Italia, avrebbe avvantaggiato alcune aziende dirette da ex dipendenti della catena di discount, per attività che andavano dalla gestione della logistica presso alcuni magazzini Lidl, con specifico riferimento agli scaffali e alle altre strutture destinate agli allestimenti delle filiali, nonché ad ogni ulteriore merce di natura non alimentare scrive sempre il gip, con fulcro nell’area Piemonte, zona più ampia di quella dei confini regionali nell’organizzazione della società. Non manca, poi, la realizzazione degli allestimenti presso i nuovi supermercati, il rifacimento degli allestimenti all’interno dei supermercati preesistenti, le manutenzioni e riparazioni varie. Per queste attività Suriano avrebbe ricevuto il 3% dell’importo della commessa, che gli sarebbe stato pagato in contanti su base mensile. Somme pari sempre a migliaia di euro. La ripetitività di questi comportamenti, che sarebbero alla base di un reato di corruzione tra privati, ha portato Suriano agli arresti.
Amministrazione giudiziaria per Lidl, toccata anche Eurospin
A causa della pervasività di questo sistema all’interno di Lidl, la sezione Misure di prevenzione del tribunale di Milano ha posto in amministrazione giudiziaria per sei mesi quattro direzioni generali della società di grande distribuzione, cui afferiscono circa 200 punti vendita. Si tratta di una divisione lombarda, due piemontesi e una siciliana. Non può essere invocata una posizione di buona fede dei dirigenti delle quattro direzioni generali Lidl di Volpiano, Biandrate, Somaglia e Misterbianco, in quanto non solo percepiscono denaro per assegnare lavori in favore degli indagati ma intrattengono, in via diretta o indiretta (questo allo stato non è noto) rapporti con soggetti appartenenti alla famiglia mafiosa dei Laudani in grado di orientare le scelte della catena della grande distribuzione nell’assegnare gli appalti dei servizi, si legge a chiusura del provvedimento con cui la sezione Misure di Prevenzione, presieduta da Fabio Roia, ha disposto l’amministrazione giudiziaria di Lidl Italia in relazione alle direzioni in cui si è realizzata l’infiltrazione mafiosa. Ed è questo, forse, il punto che tocca maggiormente la filiale italiana della società tedesca, in quanto è chiaro che un’amministrazione giudiziaria limiterà fortemente l’operatività del gruppo. All’interno dell’ordinanza viene citato anche il gruppo Eurospin Italia laddove si legge che la presunta associazione per delinquere smantellata oggi dalla Dda di Milano avrebbe ottenuto commesse e appalti di servizi in Sicilia da questa società e da Lidl Italia attraverso dazioni di denaro a esponenti della famiglia Laudani, clan mafioso in grado di garantire il monopolio di tali commesse e la cogestione dei lavori in Sicilia.
La posizione di Lidl Italia
Interpellata da Food Lidl Italia ha precisato: Lidl Italia si dichiara completamente estranea a quanto diffuso in data odierna dai principali media in relazione all’operazione gestita dalla DDA. L’azienda, che è venuta a conoscenza della vicenda in data odierna da parte degli organi inquirenti, si è resa da subito a completa disposizione delle autorità competenti, al fine di agevolare le indagini e fare chiarezza quanto prima sull’accaduto. Lidl Italia precisa, inoltre, che l’Azienda non risulta indagata e non ci sono sequestri in atto.