I pastai italiani di Aidepi (Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane) hanno appreso dai media il secondo annuncio – che fa seguito a quello di dicembre scorso – dell’avvenuto invio a Bruxelles del decreto sull’obbligo di indicare l’origine del grano sull’etichetta della pasta. Negli ultimi 5 mesi – rivela Aidepi – l’industria della pasta non è stata informata di eventuali evoluzioni del decreto. Per questo, se non ci sono state modifiche di cui i produttori di pasta non sono al corrente, Aidepi ribadisce le sue perplessità nei confronti di questo provvedimento. La conferma di questa presa di posizione è arrivata in diretta o quasi anche da Luigi Cristiano Laurenza, segretario di Aidepi, intervenuto al convegno “Il Bakery Made in Italy interpreta i trend mondiali” organizzato ieri da Casillo in collaborazione con il gruppo Food durante Tuttofood.
Trasparenza e materie prime
I pastai italiani sono favorevoli all’indicazione di origine del grano in etichetta e alla trasparenza verso il consumatore. Ma la formula scelta, invece di aiutare il consumatore a fare scelte consapevoli, lo disorienta e confonde. Si vuole far credere che la pasta italiana è solo quella fatta con il grano italiano o che la pasta è di buona qualità solo se viene prodotta utilizzando materia prima nazionale. Non è vero. L’origine da sola non è infatti sinonimo di qualità. Inoltre non incentiva gli agricoltori italiani a investire per produrre grano di qualità con gli standard richiesti dai pastai. Per questo Aidepi definisce inaccettabili i commenti di chi vuole strumentalizzare questo Decreto affermando che permetterebbe di “smascherare un inganno'”. Così si scredita l’operato di tutte le aziende italiane che da sempre producono pasta di qualità nel rispetto della legge e senza ingannare il consumatore e che hanno promosso campagne per incentivare la produzione in Italia di grano duro di qualità, adoperandosi con responsabilità perché il lavoro degli agricoltori sia remunerato adeguatamente.