I pastai italiani di AIDEPI tengono a precisare la loro posizione, a seguito di alcune affermazioni equivoche emerse in occasione dell’ultima mobilitazione organizzata a Bari da Coldiretti Puglia (venerdì 9 giugno), che condannavano le importazioni di grano estero. L’Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane (AIDEPI), le cui aziende iscritte coprono complessivamente circa l’80% del mercato, è unanime nel condannare le voci che parlano di oltraggio, inganno e speculazione, poiché omettono precisazioni oggettive sulle caratteristiche della materia prima italiana.
L’origine non basta
Da sempre, infatti, i pastai di AIDEPI sono favorevoli all’indicazione di origine del grano in etichetta e alla trasparenza verso il consumatore, ma contrari alle formulazioni che lo disorientano sulla reale qualità della pasta, che nulla ha a che vedere con l’origine delle sue materia prime. Inoltre aggiungono che tali mobilitazioni vogliono far credere che la vera pasta italiana sia solo quella fatta con il grano nostrano o che sia di buona qualità solo se prodotta con materia prima nazionale. Ma non è così: l’origine da sola non è sinonimo di qualità e non incentiva gli agricoltori italiani a investire per produrre grano conforme agli standard richiesti dai pastai.
Nessun inganno nelle etichette
Non c’è nessun inganno nei confronti dei consumatori perché le etichette sono conformi alle normative vigenti. L’industria della pasta fornisce il massimo supporto al settore agricolo italiano del grano per riuscire ad avere una materia prima in linea con gli standard necessari per produrre la pasta più buona del mondo – afferma Riccardo Felicetti, presidente dei pastai di AIDEPI. E il vantaggio sarebbe reciproco se si riuscisse ad utilizzare solo grano italiano.
Importare per sopravvivere
Secondo AIDEPI, infatti, senza l’importazione di grano estero di qualità, gli agricoltori rischierebbero di vendere all’industria solamente ciò che raggiunge i parametri qualitativi previsti dalla legge di purezza (la n. 580 del 4 luglio 1967), che fissa le regole della qualità della nostra pasta. Senza il blend con grano estero, dunque, dati alla mano, si riuscirebbe a vendere soltanto per l’alimentazione animale, con una perdita dei ricavi per gli agricoltori di circa il 50%. Per tutti questi motivi, AIDEPI non ha dubbi: L’import di grano duro di qualità salva più della metà della produzione nazionale, così come il mito della pasta italiana e l’occupazione di 120 industrie e 300mila aziende agricole italiane.