Alle prese con un brusco calo delle vendite e la crescente pressione dei competitor, lo specialista americano del cibo naturale sembra intenzionato a percorrere nuove strade per rilanciare il suo business. La principale di queste passa per l’apertura di ristoranti all’interno degli store, oppure nelle immediate vicinanze. Un modello già utilizzato con una certa frequenza, vista l’esperienza della catena nel mondo dei grocerant, a cominciare dai buffet di cibo fresco tipici del format 365, oppure dai sushi bar e dalle pizzerie. Ma negli ultimi tempi il retailer ha accelerato notevolmente gli investimenti in questo canale, aggiungendo altri 30 ristoranti full-service con camerieri e 250 chioschi di ristorazione rapida in altrettanti store.
Il mix vincente dei grocerant
In particolare, Whole Foods continua a puntare sugli accordi con locali e chef affermati, ottenendo risposte soddisfacenti da parte della clientela. Insomma, sebbene il numero degli americani che mangia fuori casa è in leggera ma costante diminuzione, l’abbinamento tra supermercato e ristorante invece dimostra di funzionare, valorizzando efficacemente entrambi i concept.
Una corsa contro il tempo
Se però l’insegna vorrà davvero evitare il matrimonio con altri big della distribuzione, occorrerà certamente portare avanti anche altri piani. L’obiettivo del management, infatti, è anzitutto quello di tornare a una crescita delle vendite e dei profitti al massimo entro ottobre 2018. Per questo intende espandere il suo nuovo programma di fidelizzazione, utilizzando inoltre i dati raccolti per migliorare l’offerta secondo le esigenze dei consumatori.
I prezzi prima di tutto
Tuttavia il vero problema di Whole Foods resta quello dei prezzi elevati rispetto ai competitor, che intanto proseguono, con Kroger in testa, a lanciare prodotti salutistici e biologici. La soluzione prospettata dal management, dunque, è di tagliare le spese di almeno 600 milioni di dollari entro la fine dell’anno fiscale 2020, utilizzando buona parte dei risparmi per alleggerire gli scontrini. Completerà la strategia, poi, un focus maggiore sui formaggi locali e sull’olio d’oliva, con proposte premium difficilmente trovabili altrove. Intanto, per adesso la priorità è ridurre il prezzo del latte biologico standard, che inevitabilmente spinge tanti shopper a emigrare verso altre catene più convenienti.