Per non pochi esperti e analisti di mercato americani segna l’inizio di una nuova era nel commercio. Un punto di non ritorno, insomma, che avrà come effetto quello di innescare nuove acquisizione miliardarie a livello globale, ma probabilmente anche di ridefinire, o addirittura annullare, i confini tra distribuzione fisica e canale online. Eppure, il matrimonio tra Amazon e Whole Foods non convince proprio tutti gli addetti ai lavori e, anzi, negli States c’è chi ritiene che possa rivelarsi meno redditizio del previsto per le casse di Jeff Bezos, o comunque un mezzo passo falso.
I dubbi di Bezos e i passi falsi di Amazon
Gli scettici spesso sottolineano un retroscena riferito da Bloomberg. Quello che non sarebbe stato affatto semplice convincere il numero uno di Amazon a spendere quasi 14 miliardi di dollari per rilevare l’insegna. Avrebbe optato, dunque, per una mossa coraggiosa e audace, ma forse non accuratamente ponderata. Come per Amazon Destinations, il servizio di prenotazione alberghi lanciato nel 2015 per invadere il mercato dei viaggi, poi chiuso dopo pochi mesi. Oppure WebPay, un sistema di pagamento simile a PayPal, miseramente accantonato. E infine la clamorosa parabola infelice di Fire Phone, lo smartphone che, secondo i progetti, doveva fare concorrenza a Samsung e Apple.
Una fusione su due tradisce le aspettative
Certo, il paragone con la lunga lista dei successi targati Jeff Bezos proprio non regge. Ma altri detrattori citano invece numerosi studi accademici, secondo i quali la maggior parte delle fusioni stentano a raggiungere il loro potenziale finanziario. Nel migliore dei casi, appena la metà di esse si rivela un successo, causa molto spesso l’incapacità dell’acquirente di assimilare la nuova squadra nella proprio cultura aziendale.
Quando John Mackey profetizzava una Waterloo per Amazon
Ad andarci giù pesante è stata persino la Cnn, in un articolo a firma di Andre Spicer apparso sul sito web, nel quale ipotizza che l’acquisto di Whole Foods potrebbe essere una Waterloo per Amazon. Gli stessi termini utilizzati qualche anno fa proprio da John Mackey, Ceo del rivenditore specialista nel bio, a proposito delle incursioni nel grocery portate avanti dal colosso di Seattle.
Gli scogli da superare
Per Spicer, docente di comportamento organizzativo alla Cass Business School della City University di Londra, Bezos dovrà affrontare da subito almeno due sfide proibitive. La prima riguarda i dipendenti di Whole Foods, abituati a una certa flessibilità sul lavoro, che difficilmente accetteranno passivamente i ritmi e le condizioni imposte da Amazon. L’altra, ancora più decisiva, sarà la capacità di adattarsi a un nuovo business in malta e mattoni, pur non avendo, forse, le competenze specifiche.