Un’altra multinazionale del largo consumo ha fatto una precisa scelta di campo per quanto riguarda le sue strategie di mercato: si tratta dell’inglese Reckitt Benckiser, conosciuta in Italia per marchi quali Napisan, Sole, Ava, Calgon, Durex, Glassex, Veet e Finish. La multinazionale inglese è infatti uscita dalla divisione food, cedendo per 4,2 miliardi di dollari (3,65 mld euro al cambio attuale) tutti i suoi marchi all’americana McCormick, conosciuta in Italia per aver acquisito un paio di anni fa le attività nelle spezie a marchio Drogheria & Alimentari. Reckitt ha seguito la stessa strada intrapresa qualche anno fa da Procter & Gamble, anch’essa uscita dall’alimentare in seguito a una serie di cessioni, ultimate con il passaggio del brand Pringles a Kellogg’s per 2,75 miliardi di dollari nel 2012 e successivamente del petcare a marchio Iams a Mars e Spectrum Brands. La società americana aveva precedentemente operato una serie di importanti acquisizioni, tra cui spicca Gillette, che aveva sbilanciato la sua attività decisamente verso il non food (In Italia Bolton Group continua a investire nei due settori).
McCornick diventa leader negli Usa nella senape
Per Reckitt Benckiser, che vanta come azionista di riferimento la holding lussemburghese Jab della famiglia Reimann (Albert Reimann era discendente della famiglia Benckiser) con una quota dell’8% circa, si tratta di un riposizionamento importante, che arriva anch’esso dopo una grande acquisizione, quella dell’americana Mead Johnson, che si occupa di prodotti per l’infanzia, anche nel campo dell’alimentazione. Ma l’alimentare tradizionale è uscito dall’orbita del gruppo inglese. Cosa può aver spinto all’uscita dal food? La divisione venduta, raggruppata sotto la controllata americana French’s food company, ha riportato un fatturato 2016 pari a 411 milioni di sterline inglesi (+5% la crescita a cambi costanti nel 2016) su un totale di 9,5 miliardi di sterline. Il suo peso era diventato nel tempo minore del 5% sul totale delle attività, e pur essendo la sua redditività operativa buona e pari al 28,7% dei ricavi (30,9% quella totale della società), in un momento storico nel quale il cibo industriale tradizionale fa fatica a crescere, come si evince dalle tante multinazionali che stanno avviando delle corpose ristrutturazioni (Nestlè e Unilever in primis), non aveva forse senso mantenerlo in un portafoglio prodotti sbilanciato sull’home e personal care. McCormick, d’altro canto, acquisisce alcuni dei marchi leader americani nelle salse, con una posizione molto forte nella senape (è la numero uno negli Usa) e ketckup a marchio French’s e nelle salse per accompagnare la carne a marchi Cattlemen’s e Frank’s RedHot. Tutti brand storici Usa che vanno ad inserirsi nel portafoglio di salse, spezie, condimenti vari e insaporitori della società acquirente.
Le mosse dell’impero Reinmann
E poi è forse possibile azzardare un’altra considerazione: con Jab Holding la famiglia Reimann si è lanciata nella creazione di una conglomerata nel settore alimentare, soprattutto nell’ambito del caffè, che ha visto come momento fondante la creazione del colosso Jacob Douwe Egberts (Jde), la successiva acquisizione del fabbricante di sistemi a capsule Keurig Green Mountain e della catena di caffetterie Panera Bread. Il peso dell’alimentare in Jab è cresciuto a dispetto delle altre divisioni come la cosmetica (Coty) o dell’abbigliamento, e proprio ieri la società americana Michael Kors Holdings ha annunciato di aver acquisto il celebre marchio di calzature da donna Jimmy Choo per 896 milioni di sterline dal gruppo lussemburghese. Anche il peso in Reckitt è sceso dal 10 all’8% e forse è tutto finalizzato a un futuro in cui Jab sarà una food company mentre il non food sarà appannaggio di Reckitt. Tutte e due sotto il controllo vigile degli eredi Reimann. Chissà.