Per il mercato domestico di caffè & Co., il 2017 era stato annunciato come l’anno dell’approdo di Starbucks in Italia. L’evento è stato rimandato al 2018, ma intanto ci si interroga sugli effetti che potrà avere. Quello che Aldo Cazzullo sulle colonne del Corriere della Sera ha definito il più clamoroso esempio al mondo di Italian sounding – perché anche in America, come nel resto del pianeta, i suoi menu sono in italiano, dall’espresso al cappuccino, mentre sulle confezioni c’è scritto ‘Caffè Verona’ anche se è made in Seattle – sarà davvero in grado di minare la supremazia dell’espresso in tazzina made in Italy? Noi crediamo di no, anche se potrebbe fare presa su una fetta di giovani hipster e Millennials esterofili. Intanto, la vera questione è la riduzione dei consumi domestici nei segmenti più classici. Nel 2016 il mercato del caffè macinato ha registrato -2,3% sui volumi nel totale Italia, inclusi discount (fonte Nielsen). Il mercato del caffè, nell’anno terminante ad aprile 2017 – commentano da Gruppo Nestlé –, è in contrazione sia a valore (-1,4%) che in cups (-2,5%). Si conferma infatti il trend negativo del caffè macinato e in grani ma anche la crescita a doppia cifra delle capsule, a valore e cups, che tuttavia non riesce a compensare completamente la flessione del macinato. Il caffè solubile fa registrare -2,3% a volume, nonostante il segmento del solubile puro caffè cresca anche nelle vendite no promo.
Tutti i numeri
Nell’anno terminante il 23 aprile 2017, a totale Italia il caffè d’orzo registra vendite in calo (-4,4% volume e -2,7% a valore) e un incremento del prezzo medio (+1,8%, pari a 6,84 euro) che coinvolge tutte le aree e tutti i canali, fatta eccezione per i discount (-1,4%). La flessione a volume è generalizzata e cross-canale – spiega Massimiliano Cessari di Nielsen. A livello di distribuzione moderna, responsabile del 75% dei volumi (78% a valore), sono i liberi servizi che, penalizzati dal forte rialzo del prezzo medio (+4,0%), registrano la peggiore perfomance (-8,0% a volume). Anche il prezzo medio ribassato del ginseng (-2,9%) nella distribuzione moderna determina una leggera flessione dei fatturati (-0,7%) a fronte di volumi che mostrano un andamento positivo (+2,3%). Il calo di prezzo medio coinvolge tutti i canali della distribuzione moderna – osserva Cessari – ed è legato a un aumento della promozionalità trasversale a tutti i canali e le aree. L’effetto è un impulso positivo ai volumi. In termini di fatturati, invece, sia gli iper (-3,2%) che, in misura minore, i super (-0,4%) mostrano un trend negativo, mentre in termini di aree geografiche, si evidenzia una performance molto positiva del Sud che, sebbene rappresenti ancora un’area marginale del mercato (14,3% dei volumi), cresce a doppia cifra sia a volume (+20,6%) che a valore (+13,5%), spinto da una decisa contrazione del prezzo medio (-5,9%).