Buone nuove alla vigilia della riapertura delle scuole italiane. Assobibe, che riunisce il grosso dei produttori italiani di soft drink, ha deciso di impegnarsi ad evitare la vendita diretta di bibite zuccherate nelle scuole secondarie della Penisola, perseguendo di fatto la linea tracciata dall’associazione europea di settore Unesda su scala continentale. Stando agli ultimi dati Istat, saranno 3,3 milioni gli studenti italiani coinvolti per un totale di 14.800 istituti di scuola secondaria. Mentre in Europa gli studenti coinvolti saranno in tutto 40 milioni. Il provvedimento sarà pienamente operativo da fine 2018. Questa decisione ne segue una ancora più stringente del 2006, quando sempre l’Unesda decise di introdurre specifiche limitazioni alle forme di promozione e pubblicità nei canali diretti a bambini sotto i 12 anni e di non vendere bibite nella scuola primaria, anche tramite distributori automatici. Nel caso delle scuole secondarie saranno invece eliminate solo le bibite a zuccheri aggiunti, mentre saranno mantenute quelle a ridotto o nullo contenuto calorico (light, zero, senza zuccheri aggiunti, acqua in bottiglia), che non superino le 20 calorie per 100 ml.
Anche grossisti e venditori facciano la loro parte
Dopo l’azione del 2006 sugli studenti delle scuole primarie – spiega a Food David Dabiankov, direttore generale di Assobibe – adesso è il turno delle scuole secondarie, a rinnovare ed estendere l’impegno delle aziende che producono i soft drink nell’orientare adolescenti e giovanissimi nelle scelte alimentari, soprattutto a scuola dove non è presente la figura dei genitori che sono i responsabili dell’alimentazione dei figli. Per le imprese del beverage analcolico si tratta sicuramente di una mossa importante in un momento in cui l’industria dei soft drinks non è certamente una delle più amate per la demonizzazione dello zucchero di cui fa ampio uso, in tempi di campagne pubbliche per una corretta alimentazione per prevenire l’obesità (anche infantile) che si sospetta essere alla base di tante patologie tra cui il diabete. Ed è certamente meglio che rischiare di subire una tassa ad hoc sullo zucchero presente nelle bevande come quelle che peraltro già esistono in Messico, Francia, Unigheria e che saranno introdotte anche in Inghilterra a partire dal 2018. La strada intrapresa dalle aziende produttrici non porterà a nulla di concreto, però, se tutti gli attori della filiera non saranno sulla stessa lunghezza d’onda: Assobibe si fa portatrice di questa istanza – dice Dabiankov – ma non controlla tutta la filera e ci affidiamo al senso di responsabilità di tutti per perseguire l’obiettivo di eliminare le bevande zuccherate all’interno delle scuole italiane. In altri termini, se i bar scolastici o i gestori di vending machine si approvvigionano presso grossisti e distributori terzi non collegati ai produttori possono tranquillamente continuare a inserire i prodotti “vietati”, vanificando l’azione di Assobibe e Unesda, che hanno come unica arma solo una moral suasion tutta da testare sul campo. A monitorare l’applicazione di questa direttiva associativa saranno terze parti come nel caso delle scuole primarie in cui fu coinvolta Price Waterhouse Coopers.
Per il Commissario UE alla Salute si può fare di più
L’iniziativa delle aziende del beverage può essere considerata un grande o un piccolo passo nella corretta educazione alimentare dei più giovani? Un passo nella giusta direzione l’ha definita il Commissario Ue alla salute Vytenis Andriukaitis all’Ansa, ma è importante porsi obiettivi più ambiziosi, ha aggiunto. Andriukaitis vuole uno sforzo in più dall’industria alimentare in generale. Continuerà a incoraggiare Stati membri, industria e gli altri soggetti interessati a perseguire obiettivi più ambiziosi, prosegue il Commissario, come ad esempio iniziative per fornire alimenti sani nelle scuole, sostituendo i distributori automatici che vendono dolci o bevande zuccherate con alternative sane, facendo del cibo con pochi sali, zuccheri e grassi qualcosa di accessibile a tutti anche nei prezzi. Dal 2005 a livello Ue esiste un forum permanente, la piattaforma sulle diete e gli stili di vita sani che riunisce industria, Ong e istituzioni, nell’ambito della quale sono stati presi 300 impegni volontari per la promozione di corrette abitudini alimentari.