Il grande economista austriaco Joseph Schumpeter parlava di distruzione creatrice per descrivere le fasi di trasformazione determinate dalle spinte innovatrici. Un processo selettivo nel quale molte aziende spariscono, altre nascono, e altre ancora si rafforzano. Nel mondo della distribuzione tradizionale, sempre più incalzato dalla rivoluzione digitale, questa dinamica è facilmente riscontrabile a diversi livelli ormai da diversi anni. Ma tra le forze che premono per il cambiamento non c’è ovviamente solo l’e-commerce e, anzi, i player devono fare i conti con i nuovi trend di consumo, a cominciare da quello salutista. In Francia, per esempio, sei shopper su dieci dichiarano di acquistare prodotti biologici almeno una volta al mese, con un incremento dei volumi che durante lo scorso anno ha raggiunto il 21,7%, per un giro d’affari totale vicino ai sette miliardi di euro. Numeri destinati a crescere ulteriormente, come riporta Research and Markets, tanto da arrivare a quota 8,29 miliardi di euro nel 2022.
Arriva Auchan Bio
La rapida affermazione del bio, che Oltralpe significa soprattutto made in France, spinge quindi i player della Gdo ad ampliare la proposta e a competere sui prezzi. Ma le loro strategie passano anche per il lancio di format store dedicati. Proprio come Auchan, che a Marquette-lez-Lille, nel nord nella regione dell’Alta Francia, ha appena inaugurato Auchan Bio, una nuova insegna tutta dedicata all’organic, con circa 4.200 referenze in uno spazio di 450 metri quadri, fornito anche di cucina interna.
I piani del retailer
Secondo le previsioni del management, lo store è in grado di attrarre ben 16mila clienti alla settimana, affidandosi a prodotti che per l’85% provengono da coltivazioni francesi e da piccole e medie imprese locali, favorendo quindi la filiera corta. Se i riscontri del format saranno positivi, il modello verrà quindi implementato con l’apertura di almeno 100 nuovi negozi.
Le manovre della Gdo francese
La mossa di Auchan, che già nel 2012 aveva lanciato due store bio a insegna Coeur de Nature, riscuotendo però poco successo, non è certo una novità nel mercato francese dell’organic. Il rivale Carrefour, del resto, conta 15 punti vendita con l’insegna Carrefour Bio, attiva dal 2013 insieme all’omonimo marchio. Leclerc, invece, lo scorso anno ha aperto a Nizza l’ipermercato Leclerc Riviera Bio Italie, affidandosi a un mix tra prodotti biologici e made in Italy, considerata l’origine della città. Casino, inoltre, possiede la rete dei supermercati Naturalia, che a giugno ha inaugurato anche tre negozi 100% vegani a Parigi. Attualmente in Francia la grande distribuzione è leader nel mercato dei prodotti bio con una quota del 44,9%. Seguono gli specializzati, come Biocoop, Naturalia e La Vie Claire con il 37,1%.