È stato presentato a Londra il sesto rapporto del Benchmark globale sul benessere degli animali d’allevamento, BBFAW. Il Benchmark BBFAW è stato lanciato nel 2012, realizzato in collaborazione con due organizzazioni di spicco in tema di benessere animale, Compassion in World Farming (CIWF) e World Animal Protection. Nel 2017 BBFAW ha passato in rassegna le comunicazioni pubbliche di 110 aziende alimentari leader di settore a livello mondiale, analizzando come gestiscono e comunicano le proprie policy e pratiche in tema di benessere degli animali d’allevamento. In base alla valutazione, le aziende sono state inserite in una classifica che va da un livello 1 (nel quale appaiono le aziende con i risultati migliori) a un livello 6 (dove si trovano le aziende che non inseriscono il benessere animale in agenda). Il benchmark BBFAW rappresenta a oggi uno strumento globale utilizzato soprattutto dagli investitori e dagli stakeholder di settore per valutare anche la conoscenza e la trasparenza delle filiere. Aspetti che stanno sempre più a cuore anche ai consumatori, come dimostra anche il recente sondaggio condotto tra le aziende valutate nel benchmark, secondo il quale il 78% delle aziende individua nelle richieste dei propri clienti e dei consumatori il fattore principale che guida l’approccio sul benessere animale.
Le buone pratiche si diffondono
Una spinta che ha funzionato, dato che dal 2012 a oggi continua a crescere il numero di aziende che hanno pubblicato una policy sul benessere animale (passato dal 46% nel 2012 all’80% del 2017), che hanno definito target e obiettivi specifici in questo settore (passato dal 26% al 72%) e che hanno iniziato a comunicare i progressi fatti verso il raggiungimento degli obiettivi (ad esempio, il 54% delle aziende fornisce almeno qualche dato sul numero di animali che non sono confinati in gabbia nelle loro filiere). Mentre al vertice continuano a comparire solo aziende straniere (Coop Svizzera, Marks & Spencer, Waitrose, Migros e Cranswick), importanti segnali di cambiamento iniziano a registrarsi anche In Italia dove ormai quasi tutte le sette aziende analizzate iniziano a riconoscere il benessere animale come un tema da affrontare nelle loro politiche.
La situazione in Italia
Barilla conferma la propria leadership tra le aziende italiane, restando l’unica posizionata al livello 3 della piramide (posizione consolidata in tema di benessere animale), e si distingue per la sua comunicazione dettagliata e trasparente in tema di benessere animale, che comprende non solo la definizione di più obiettivi concreti, ma anche la comunicazione dei progressi fatti di anno in anno per raggiungerli. Ulteriori miglioramenti anche dal settore della ristorazione, con Camst che continua a salire, passando quest’anno dal livello 5 al livello 4 (aziende che mostrano di voler fare progressi nell’ambito del benessere animale), grazie soprattutto alla pubblicazione di alcuni obiettivi specifici e alla comunicazione dei progressi fatti per raggiungerli. Al livello 4 Camst viene raggiunta da Ferrero che purtroppo scende dal livello 3 dove si trovava l’anno scorso, e dal Gruppo Cremonini, anch’esso in salita dal livello 5. Francesco Malaguti, Direttore Acquisti di Camst, dichiara: Siamo orgogliosi di essere migliorati nella valutazione del benchmark, salendo al livello 4 nel report di BBFAW 2017. Continueremo a lavorare per migliorare il benessere degli animali allevati nelle nostre filiere anche in futuro.
La GDO
Rappresentata per la prima volta nel benchmark anche la GDO italiana. Entra Coop Italia, che si posiziona al livello 4 della piramide, insieme ad altri grandi player europei come Carrefour e Lidl e alla maggioranza delle aziende italiane analizzate. Rimangono invece stabili il Gruppo Veronesi, fermo come lo scorso anno al livello 5 della piramide (benessere animale inserito in agenda ma poche evidenze della sua implementazione), e Autogrill, che si presenta ormai come l’unica azienda italiana nel livello più basso della piramide.
Strategie d’impresa
Elisa Bianco, responsabile del Settore Alimentare di CIWF ha commentato: Vedere 6 aziende su 7 che riconoscono il benessere animale come un aspetto importante da affrontare nelle loro politiche aziendali è un segnale importante di come anche le aziende alimentari italiane stiano ormai iniziando a considerare il benessere animale come parte integrante delle loro strategie d’impresa. Ci congratuliamo con le aziende che hanno dimostrato una posizione di leadership anche in Italia e ci auguriamo che seguano tutte la stessa strada di miglioramento.