La Nuvola di Lavazza è un insieme di uffici, un museo narrato da Alessandro Baricco, un ristorante con Ferran Adrià e Federico Zanasi, un bistrot sostenibile con Carlo Petrini, la scenografia di Dante Ferretti e la progettazione dell’architetto Cino Zucchi. Che emozione partecipare alla festa della inaugurazione con la famiglia Lavazza al gran completo: Alberto, Giuseppe, Marco, Francesca, Manuela e Antonella. Con Antonio Baravalle, ad del gruppo, il Marchionne della Lavazza. La stessa emozione l’ho provata all’anniversario della Ferrero e della Fiat. Tre grandi imprese piemontesi con una matrice comune: la gestione è stata affidata a dirigenti di provata eaperienza. La vision e la mission sono definiti dalla proprietà, ma i risultati sono frutto delle scelte fatte dai manager e della passione e impegno di tutta la squadra di impiegati e operai. A differenza però di Ferrero e Fiat (oggi Fca) il quartier generale di Lavazza è a Torino. Alla Nuvola appunto. Abbiamo pensato al presente e al futuro – confessa Giuseppe Lavazza – oggi abbiamo 3000 persone e siamo in 60 Paesi. Siamo partiti da Torino e a Torino restiamo. Nei prossimi anni avremo un buon tasso di crescita, sia interno sia con acquisizioni. Rispettando e conservando due valori che abbiamo ricevuto dalla nostra famiglia: il senso del dovere e l’etica del lavoro. Il processo di crescita negli anni lo precisa bene Alberto, il presidente: Nel 1962 con 300 persone producevamo 12 milioni di tonnellate di caffè all’anno, mentre oggi le tonnellate sono diventate 190.000 e 2 miliardi di euro il fatturato.
Numeri ancora inferiori rispetto a quelli dei competitor Kraft e Nestlè, ma il processo di crescita è partito anche con la decisione di aprire locali e non vendere solo capsule e macchinette, lattine e caffè confezionato in buste. La Nuvola è il portale che si apre in modo fisico e virtuale al mondo. Inserita nel quartiere Aurora di Torino. Ma che cosa pensano i torinesi di questo mega progetto? Risponde per tutti il pasticcere che ha il locale davanti alla Nuvola: È un grande progetto, inserito in un quartiere che era stato abbandonato. Speriamo che serva per risvegliarlo e animarlo. Io ne sono sicuro, anche se non mancano le critiche. Alcuni la considerano una struttura faraonica che fatica a sposarsi con il vecchio quartiere. Anche il Beaubourg, il Centre Pompidou a Parigi, all’inizio era stato molto criticato, mentre oggi è uno dei posti post moderni più visitati dai parigini e dai turisti. Sarà così anche per la Nuvola.
Paolo Dalcò