Il Canada si conferma il quinto mercato di esportazione per il vino italiano dopo Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Svizzera. Nel 2017, sulla base delle ultime rilevazioni Ismea, le vendite complessive hanno raggiunto i 333 milioni di euro, con una crescita del 9% in volume rispetto al 2016. Ma quanto è destinato a crescere questo mercato alla luce dell’accordo di libero scambio CETA ratificato lo scorso anno tra Canada e Unione Europea? In occasione di Vinitaly 2018, l’Alleanza Cooperative Agroalimentari lo ha chiesto alle principali cantine associate presenti sul mercato canadese. Dalle analisi dei dati di vendita delle nostre cantine, – spiega Ruenza Santandrea, Coordinatrice Vino dell’Alleanza cooperative Agroalimentari – non emergono ancora, ad oggi, incrementi di export significativi. Ciò è dovuto al fatto che il Canada è dominato da due monopoli, il Québec e l’Ontario, che importano vini e li distribuiscono sul mercato interno. L’abolizione dei dazi, di cui sono i monopoli a beneficiare in maniera diretta, consentirà loro di immettere sul mercato vini a prezzi più bassi, mantenendo intatti i propri margini; il sistema dei monopoli serve infatti al governo canadese per coprire la spesa sanitaria. Non appena i vini italiani costeranno di meno, potremmo realisticamente avere, come effetto indiretto, un aumento nel medio-lungo periodo della domanda da parte dei canadesi. In tal senso – conclude Santandrea – sarà fondamentale continuare a lavorare affinché, pur in presenza di un mercato caratterizzato da una parziale chiusura dovuta alla presenza dei monopoli, vengano progressivamente innalzate le quote di importazioni di vino dedicate all’Europa.
Il Canada è il quinto mercato per l’export di vino italiano
Importazioni a 333 milioni di euro nel 2017, aumentate del 9% rispetto al 2016. Dall’accordo CETA è attesa un’ulteriore spinta per il 2018
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