Le strategie dei player del Food & Beverage italiano per centrare l’obiettivo dei 50 miliardi di export entro il 2020. E’ stato questo il tema centrale della quarta edizione del Food Summit, l’evento organizzato ieri al Teatro Regio di Parma dal Gruppo editoriale Food. Il dibattito si è concentrato in particolare sulle opportunità di crescita del Made in Italy in tre aree: Nord America, Middle e Far East, ed Europa. Tra i tanti temi trattati l’escalation della guerra commerciale con gli Stati uniti, le barriere non tariffarie e le iniziative a sostegno dell’autentico Made in Italy, con gli interventi di Michele Scannavini di ICE Agenzia e dell’eurodeputato Paolo De Castro.
Scenari e obiettivi
In apertura dei lavori, il sindaco di Parma Federico Pizzarotti ha ricordato la concomitanza della prossima edizione di Cibus con le iniziative in vista di ‘Parma Capitale della Cultura 2020’. E le sfide della ‘Road to 2020’ sono state il leitmotiv della serata, a partire da alcuni dati fondamentali forniti dalle analisi di Gregorio De Felice (Intesa Sanpaolo) e Marco Eccheli (Alix Partners). Tra il 2008, all’inizio della grande crisi finanziaria, e il 2017 il food è stato tra i pochissimi settori in crescita dell’economia italiana, con un aumento delle esportazioni del 77% per un valore che (agricoltura esclusa) è passato da 20 a 34 miliardi. Anche dal confronto con i Paesi concorrenti emergono numeri positivi: dal 2012 al 2017 l’export del Food & Beverage italiano è cresciuto del 33%, contro il +23% della Francia.
Aree e opportunità
Quanto alle aree sulle quali concentrare le strategie di export più adeguate per crescere, i numeri parlano di un mercato europeo fondamentale e consolidato, affiancato da un mercato USA in crescita costante che riveste un ruolo sempre più rilevante. E’ l’Asia, con un bacino d’utenza potenziale di più di 4 miliardi di persone, l’area che presenta i margini di miglioramento più interessanti, a partire da un canale e-commerce che si sta sviluppando con straordinaria rapidità.
Modelli vincenti
Per analizzare le strategie di export più adeguate per crescere, a partire dalle relazioni con le catene distributive internazionali, dal supporto di partner finanziari, da acquisizioni e creazione di consorzi e associazioni come strumenti per presidiare il mercato globale, si sono alternati sul palco manager e imprenditori di alcune delle più prestigiose imprese del Made in Italy insieme a importanti retailer esteri. I relatori hanno spiegato quali sono oggi i business model che funzionano quando si pianifica una crescita internazionale.
I protagonisti
Una serata ricca di idee, riflessioni, confronti, che ha visto protagonisti ospiti prestigiosi come Antonio Cellie di Fiere di Parma, Marco Preve del Consorzio Italia del Gusto, Roberto Moncalvo di Coldiretti, Francesco Casillo del gruppo Casillo, Ettore Nicoletto del gruppo Santa Margherita, Lorenzo Beretta di F.lli Beretta, Kevin Sherlock di HY-VEE, Pat Pessotto di Longo’s, Marco Lavazza per Unione Italiana Food, Gianpiero Calzolari di Granarolo, Alessandro Montanari di Auchan Retail Italia, Malgorzata Szupke-Debska di Auchan Retail Polonia, Gregoire Kaufman di Carrefour, Antonio Ferraioli di La Doria, Xiangdong Zhang e Xi Chu di Anyway Group. Con l’ironia che lo contraddistingue, l’attore Lino Banfi ha poi presentato la sua linea di prodotti tipici pugliesi ‘Bontà Banfi’. La conclusione è stata affidata al celebre critico d’arte e scrittore Philippe Daverio, che ha raccontato il legame plurimillenario e ininterrotto tra cibo, cucina, cultura e arte che l’Italia, unica in Europa, può vantare.
Si ringraziano le aziende e le istituzioni che hanno sostenuto il Food Summit: Intesa Sanpaolo, AlixPartners, CIBUS, Italia del Gusto, Casillo, Gruppo Finservice, Number1, Parmacotto, Benvolio, Saclà, Masseria Faraona, San Benedetto.