Le esportazioni del settore dairy, i prodotti lattiero caseari italiani, crescono del 5% nel 2018 trainate soprattutto dalle vendite dei formaggi che raggiungono il massimo storico. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi al primo trimestre dell’anno, a commento dei numeri presentati da Assolatte in occasione della sua 73esima assemblea annuale a Milano. Mai così tanto formaggio italiano è stato venduto all’estero: in cima alla lista dei più richiesti ci sono il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano, che in quantità rappresentano il 21% del totale esportato e guidano la lista del 51 formaggi italiani che hanno avuto il riconoscimento dell’Unione Europea come denominazione di origine (DOP e IGP). Tra questi troviamo Pecorino Romano, Gorgonzola e Mozzarella di bufala campana, tutti caratterizzati da alti volumi di esportazioni. Il successo dei formaggio italiano all’estero è la punta dell’iceberg del segnale di ripresa registrato nel settore lattiero caseario nazionale, in particolare dopo l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte, che ha rivitalizzato il mercato del dairy italiano e salvato molte stalle dalla chiusura.
Italian sounding
I formaggi Made in Italy più esportati sono purtroppo anche quelli più taroccati nel mondo. Le imitazioni del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano – sottolinea Coldiretti – hanno addirittura superato i prodotti originali, dal Parmesao brasiliano al Reggianito argentino fino al Parmesan canadese, australiano e statunitense. Ma in tutti i continenti sono diffuse contraffazioni di tutti i principali formaggi italiani, favorite in certi casi dai recenti accordi di libero scambio siglati o in corso di negoziato da parte dell’Unione Europea, dal Canada (CETA) ai Paesi del Sudamerica (Mercosur), dall’Australia alla Nuova Zelanda, che di fatto tendono a legittimare le falsificazioni del dairy Made in Italy.