La crescita a doppia cifra del comparto di cialde e capsule sembra inarrestabile, al punto da mettere fortemente in dubbio il futuro della vecchia moka. Tuttavia i macinati per la macchinetta rappresentano ancora la fetta più grande dei consumi del caffè tostato in Gdo.
Un’offerta articolata
Nel 2017 il mercato del caffè macinato ha registrato una perdita del -6% a volume a totale Italia inclusi i discount (fonte: dati Nielsen) – commentano da Kimbo –. Nella Gdo continua la crescita a doppia cifra del segmento caffè in capsule (+23% rispetto al 2016) e caffè in cialde (+1,4% rispetto al 2016). L’offerta a scaffale va articolandosi per sistemi di trasformazione (moka, cialde per macchine espresso, capsule, caffè solubile),a testimonianza di un fermento dell’industria che sta provando a segmentare un mercato finora tradizionalmente votato al classico consumo in moka. Inoltre, vi è sempre stata anche una segmentazione per fasce di qualità, dai prodotti premium a quelli più economici. Si assiste anche al crescere del segmento bio.
Prima la qualità, poi l’innovazione
C’è tempo dunque per mandare in pensione la vecchia moka, che quanto a fascino – e a risparmio – resta ancora nel cuore degli italiani. La qualità è uno dei principali driver di scelta per il consumatore, insieme a prezzo e promozionalità – spiega Paolo Ongari, Direttore Generale Divisione Bevande Nestlé Italiana –. Si rafforzano alcuni consumer trend quali la premiumizzazione (biologico, single origins, ecc.), la ricerca di caffè ‘diversi’ dalla tradizionale tazzina italiana, la crescita dei prodotti a base latte, il consumo on the go. Queste tendenze si legano a innovazioni di prodotto che si indirizzano primariamente a target giovani, aperti a considerare modalità diverse di approccio e consumo di caffè. Nel mondo del solubile l’attenzione negli ultimi anni si è concentrata molto sulla riduzione dello zucchero nei segmenti del cappuccino e dei ricettati.