L’asta per tentare di vendere in un’unica soluzione Melegatti e Nuova Marelli è andata deserta. Il termine era fissato alle 12 di venerdì 27 luglio, nello studio dei curatori fallimentari Bruno Piazzola e Lorenzo Miollo. La base d’asta di 18 milioni di euro, con offerte accettate già a partire dai 13,5 e rialzi di 20 mila euro, evidentemente è stata giudicata troppo alta o non abbastanza appetibile da eventuali acquirenti. E questo nonostante i gruppi interessati non mancassero.
LA FINE DI MELEGATTI?
Al momento si profila quindi un definitivo addio allo storico marchio del pandoro veronese; il dolce era stato brevettato proprio dalla Melegatti 124 anni fa. Quello del 2018 rischia in ogni caso di essere il primo Natale senza il logo del gruppo veneto, il cui fallimento era stato dichiarato lo scorso maggio. Se anche dovesse essere organizzata una nuova asta, e questa andasse a buon fine, il mese di agosto rappresenta un limite difficilmente superabile per produrre dolci in numero sufficiente per finire sugli scaffali dei supermercati a dicembre.
LE PROSPETTIVE
Se il tribunale non dovesse dare il via libera ad una nuova asta, si dovranno seguire i tempi lunghi della procedura fallimentare: la verifica dello stato passivo, il programma di liquidazione e la vendita. Per l’azienda sembra quindi sfumata la speranza di far ripartire lo stabilimento di San Giovanni Lupatoto e avviare la campagna natalizia. Ultimamente, in Melegatti lavoravano 11 dei 50 dipendenti complessivi. Anche i pochi rimasti adesso temono la cassa integrazione; la loro sorte è legata indissolubilmente a quella dell’azienda. Nelle ultime settimane il personale aveva continuato a mantenere in vita il lievito madre utilizzato dal 1894 per produrre il pandoro, nella speranza di riprendere l’attività. Un lievito storico, che i dipendenti intendono salvare comunque.
SOLIDARIETÀ DAL MONDO DEL CALCIO
Nelle scorse settimane, l’Hellas Verona aveva fatto una mossa concreta nel segno della solidarietà ai lavoratori e alle loro famiglie. Sulle maglie da gioco indossate durante tutte le amichevoli di luglio è infatti comparso il nome Melegatti. La società gialloblù ha anche deciso di rinunciare alla riscossione dei crediti nei confronti dell’azienda. L’aiuto è arrivato anche da parte dei tifosi, che hanno acquistato le magliette con il logo Melegatti utilizzate durante le amichevoli. “Tutto il ricavato – spiega il club – sarà girato alle famiglie dei dipendenti. Oltre 120 anni di storia non meritano di essere cancellati. Decine di famiglie veronesi non meritano di restare senza lavoro. Per questo motivo l’Hellas Verona ha deciso di schierarsi al fianco di Melegatti”. Ma ora l’esito negativo dell’asta potrebbe aver messo la parola fine su una storia aziendale più che centenaria.