E’ polemica tra il Consorzio Grana Padano e Confagricoltura Piacenza sulla questione delle quote produttive di latte alla stalla. “Vogliamo che venga restituito potere contrattuale agli allevatori – ha detto nei giorni scorsi il presidente di Confagricoltura Piacenza Filippo Gasparini –, non vogliamo né minare il Consorzio né lanciare una battaglia contro i piani produttivi. Ribadiamo che è opportuno che le quote produttive vengano assegnate agli allevatori come già accade per il Parmigiano Reggiano. Non ci convince il parere di chi liquida la questione dicendo che non è possibile”. La risposta del Presidente del Consorzio di Tutela del Grana Padano Nicola Cesare Baldrighi non si è fatta attendere. Di seguito riportiamo alcuni estratti dal comunicato ufficiale.
LA RISPOSTA DI BALDRIGHI
“Sono molto curioso di valutare tecnicamente un percorso di trasferimento della quota formaggio dai caseifici alle stalle, che ritengo sia impercorribile perché discriminante tra le stalle della vasta zona della DOP Grana Padano. Continuo a trovare strumentale e del tutto inappropriato il confronto con il Parmigiano Reggiano, che opera in una realtà totalmente diversa dalla nostra dove la sovrapposizione fra la disponibilità di latte e la produzione di formaggio è totale. Diversamente nella zona di produzione del Grana Padano neppure il 50% del latte viene destinato per il nostro formaggio. Di fronte a tanta ostinazione chiedo al Presidente Gasparini di proporci un criterio con il quale selezionare le stalle, con il quale dire ‘tu sì e tu no’. Superato questo primo ostacolo, peraltro – continua Baldrighi – se ne pone subito un secondo: le stalle avrebbero una quota Grana Padano presumibilmente inferiore alla loro produzione giornaliera, e quindi come gestire la parte eccedente di latte? Vi è inoltre un elemento – aggiunge Baldrighi – sempre enunciato senza una parvenza di giustificazione economica: quale sarebbe oggi il principio che genera valore nel Parmigiano Reggiano legato al fatto che le quote siano alla stalla? Cosa cambierebbe se fossero assegnate ai caseifici relativamente al prezzo del Parmigiano Reggiano? La risposta già c’è: non cambierebbe nulla, ma chi sostiene la tesi contraria dovrebbe avere argomenti per giustificarla”.
I NODI CRUCIALI DI UNA QUESTIONE CHIUSA (?)
Nello stesso intervento, Baldrighi ha snocciolato alcuni dei numeri più indicativi del Consorzio: “Solo il 50% circa del latte dell’area DOP va a Grana Padano, differentemente da quello del Parmigiano Reggiano. Alle stalle escluse dall’assegnazione della quota verrebbe preclusa la possibilità di entrare nell’elenco delle stalle certificate a Grana Padano e si bloccherebbe il fisiologico turnover annuale che si verifica nel registro delle stalle DOP. […] Oggi le stalle iscritte producono annualmente 3,4 mio di tons di latte ma a Grana Padano ne vanno 2,5 mio. […] Riteniamo con questa precisazione chiusa definitivamente l’ipotesi di trasferire dai caseifici alle stalle la cosiddetta quota Grana Padano. A meno che – conclude Baldrighi – tecnicamente e scientificamente vengano smentiti i nostri assunti di impraticabilità e quindi illegittimità del percorso divulgato dalla Confagricoltura di Piacenza”.