Di fronte ad una delle campagne di lavorazione del pomodoro fresco da industria tra le più sofferte dell’ultimo decennio, Petti, lo storico marchio toscano di conserve, illustra in un documento le proprie proposte per rilanciare la filiera. Già ad aprile e maggio scorsi, la prospettiva della filiera in Toscana era poco rassicurante: le piogge frequenti hanno ritardato i trapianti e ridotto la resa dei terreni, posticipando l’inizio del periodo di raccolta.
I PROBLEMI DELLA RACCOLTA
Oltre a questo ritardo iniziale, “la fase di raccolta – sottolinea Petti – ha subito ulteriori rallentamenti a causa delle piogge frequenti dalla seconda decade di agosto, che hanno causato una riduzione della disponibilità di pomodoro, stimata ad oggi in circa il 30% rispetto a quella programmata a inizio stagione. Questo anche a causa della continua variazione delle temperature che sta rallentando la maturazione”. Una situazione che ha portato molte aziende a rinunciare a coltivare il pomodoro già in questa stagione di raccolta, minacciando seriamente la coltura del pomodoro da industria in Toscana. Secondo Petti è quindi necessario “un intervento deciso e urgente”.
LE AZIONI DI PETTI
La Italian Food SpA, azienda d’eccellenza del Gruppo Petti e realtà di spicco per l’economia toscana che alimenta un indotto di oltre 2.000 persone che lavorano direttamente o indirettamente con lo stabilimento in Val di Cornia a Venturina Terme (Livorno), ha deciso di agire con fermezza a sostegno del proprio territorio. “Quest’anno le coltivazioni nella nostra zona sono diminuite, in primis a causa della ben nota emergenza idrica, alla quale si è unito un andamento stagionale particolarmente avverso. Questa situazione per noi e per il nostro territorio non è più tollerabile – afferma Pasquale Petti, a capo dell’azienda di famiglia. Data la generale situazione della raccolta del pomodoro nelle varie zone della Toscana, abbiamo accordato agli agricoltori nostri conferenti della materia prima un aumento del prezzo di acquisto. Ci auguriamo che la revisione delle condizioni contrattuali e l’aumento del prezzo della materia prima da noi concesso possano servire a preservare la coltura del pomodoro toscano e la sua lavorazione in questo territorio, limitando quanto possibile il trasferimento alle industrie del Nord e del Sud Italia. Confidiamo che questo notevole sforzo da parte della nostra società sia riconosciuto da parte di tutti gli attori della filiera del pomodoro toscano come un ulteriore passo a sostegno di questo comparto e delle aziende agricole”.
IL PROBLEMA IDRICO
Riguardo al problema idrico del territorio, la Italian Food sta lavorando ad un progetto infrastrutturale per una celere risoluzione con la collaborazione tecnica della ASPORT (Associazione Produttori Ortofrutticoli Toscani), come spiega nel dettaglio Pasquale Petti: “La nostra azienda intende contribuire alla realizzazione di un progetto infrastrutturale risolutivo del problema, vale a dire l’innalzamento degli argini del laghetto Tufaia, già l’anno scorso in gestione al consorzio di bonifica, per convogliare durante l’inverno le acque piovane e la fuoriuscita delle acque termali che altrimenti andrebbero perse. Queste acque andrebbero poi fatte confluire, attraverso una apposita tubazione, nella fossa calda esistente che attraversa tutti i campi degli agricoltori della zona. Se questa soluzione non sarà sufficiente, la Italian Food è disposta a finanziare la realizzazione di una tubazione aggiuntiva per far confluire nella fossa calda anche i reflui in uscita dal depuratore ASA di Campo alla Croce che altrimenti andrebbero persi in mare. Questa soluzione di facile implementazione consentirebbe una disponibilità idrica continua, qualsiasi siano le condizioni meteorologiche. Ma affinché questo progetto possa concretizzarsi entro giugno 2019 è necessario che la Regione Toscana agisca fattivamente e autorizzi l’ASA (Azienda Servizi Ambientali) di Livorno e il Consorzio di bonifica ad effettuare tali interventi per poter partire con i lavori di costruzione già dai primi mesi del prossimo anno. Questo sarebbe un importante passo in avanti per poter finalmente cominciare a realizzare l’ambizioso progetto presentato nel Protocollo d’Intesa, firmato con la Regione Toscana tramite il Presidente Enrico Rossi, la ASPORT e il Comune di Campiglia Marittima nel marzo del 2012, che prevedeva come termine dell’accordo la costruzione di un nuovo stabilimento produttivo entro il 2022, più grande dell’attuale, per poter raddoppiare la produzione e la forza lavoro impiegata”.
IL FUTURO DELLA FILIERA
“Il progetto della linea a marchio Petti realizzata con 100% pomodoro toscano – continua Pasquale Petti – è nato per portare sulle tavole dei consumatori di tutto il mondo l’eccellenza dell’oro rosso toscano e non può prescindere dallo stretto legame con la parte agricola del nostro territorio. In soli quattro anni dal lancio il brand, Petti è diventato il terzo a livello nazionale. Il trend di crescita in Italia è a doppia cifra e all’estero è esponenziale. In un’annata come questa, di importante carenza di materia prima, per garantire la crescita del marchio Petti abbiamo drasticamente limitato i contratti a marchio privato delle catene distributive, che in totale lo scorso anno pesavano oltre il 60% del nostro giro d’affari e che, prescindendo dall’origine regionale del pomodoro, sono producibili da altre aziende conserviere. Tuttavia, nel lungo periodo, per noi puntare sul brand Petti significherà poter contare su una filiera e su una parte agricola che con passione garantirà negli anni una disponibilità sempre crescente di pomodoro 100% toscano”.
IL PROGETTO DI INVESTIMENTO
Il progetto di investimento di Petti per affrontare l’emergenza idrica verrà presentato nel dettaglio nel corso dell’evento di fine raccolto che sarà organizzato a Venturina in ottobre. “L’evento sarà un’occasione importante per celebrare la fine di una stagione difficile e segnare un punto di svolta per noi e per il nostro territorio – sottolinea Pasquale Petti. Saranno coinvolti tutti gli agricoltori e le loro associazioni che hanno lavorato per noi, a cui riconosceremo il rispetto degli impegni contrattuali, e condivideremo con tutti la possibilità di partecipare in modo congiunto a questo nuovo progetto dal quale dipenderà lo sviluppo di tutta la campagna toscana per i prossimi 10 anni”.