Le trattative tra Regno Unito e Unione Europea sono destinate a tenere alta l’attenzione ancora per diversi mesi, perché non è prevedibile quale sarà l’esito. In questo contesto di incertezza si è svolto nei giorni scorsi il Forum di Agrifood Monitor, la piattaforma promossa da Nomisma in partnership con Crif.
RIPERCUSSIONI NEGATIVE DI BREXIT
La Brexit potrebbe porre un freno alla notevole crescita dell’export italiano (+43% dal 2007 al 2017), soprattutto in caso di ulteriori svalutazioni della sterlina, e avere ripercussioni su tutto il mercato europeo, per il possibile aumento dei costi legati alla logistica e gli effetti sul sistema di tutela della qualità. Su quest’ultimo punto in particolare si è soffermato Paolo De Castro, Primo vice presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del PE. Si è detto ottimista su un possibile “accordo soddisfacente per entrambe le parti” Ken O’Flaherty, Deputy Head of Mission dell’Ambasciata britannica, sebbene abbia ribadito come il White Paper sia l’unica base negoziale per il suo governo.
DESTINAZIONE UK
Brexit a parte, oggi il Regno Unito è il quarto mercato per l’export agroalimentare italiano, e a destare preoccupazione sono soprattutto comparti e prodotti che esportano quote rilevanti oltremanica. È il caso del Prosecco, che vede un 40% delle esportazioni di spumante raggiungere proprio il Regno Unito. Ma l’intero sistema delle DOP e IGP potrebbe risentire di un eventuale no deal, considerando che le denominazioni protette rappresentano circa un terzo dell’intero export agroalimentare italiano in Uk. Tuttavia Riccardo Deserti, Direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano, e Luca Giavi, Direttore del Consorzio del Prosecco, si sono detti fiduciosi sulla tenuta dei prodotti di qualità, anche qualora i prezzi per i consumatori britannici dovessero salire in seguito alla Brexit.
SALUMI IN POLONIA
Secondo focus della giornata è stata la Polonia, in particolare per quanto riguarda l’export di salumi italiani. L’import agroalimentare polacco è cresciuto del 134% negli ultimi 10 anni, di pari passo con l’aumento del reddito pro capite. I prodotti italiani godono già di una buona reputazione presso i consumatori: la sfida è trovare la giusta collocazione e i canali distributivi più adatti, considerando il potere d’acquisto ancora relativamente limitato.