Una questione di etica, responsabilità sociale e sostenibilità; è innanzitutto questo, la lotta agli sprechi alimentari. Ma anche un’opportunità di business sempre più in cima alle strategie dei big retailer americani. Oltreoceano, del resto, ogni giorno finisce in pattumiera quasi mezzo chilo di cibo a persona. Con uno spreco di circa il 40% della produzione alimentare totale. Numeri impressionanti, frutto di comportamenti a tavola inadeguati, ma, secondo il 92% dei consumatori statunitensi, anche del poco impegno finora dimostrato dai supermercati. Eppure, come stima l’organizzazione ReFED, che unisce 50 rivenditori, fondazioni, associazioni no-profit e leader politici, il costo dello spreco alimentare corrisponde a più del doppio rispetto al suo potenziale di profitto originario. Nelle casse dei retailer potrebbero entrare ben 18,2 miliardi di dollari se venissero applicati modelli virtuosi di gestione dei cibi in scadenza. E proprio in questa direzione si muovono i colossi della distribuzione a stelle e strisce, portando avanti progetti e iniziative diverse. Il filo conduttore resta però sempre la riduzione dell’inquinamento e il contrasto alla povertà, partendo dalle comunità locali. Obiettivi che godono anche di un elevato ritorno d’immagine.
LA SFIDA DI KROGER
Forte di una rete distributiva composta da 2.800 store, lo scorso settembre Kroger ha lanciato l’ambiziosa campagna Zero Hunger, Zero Waste. L’idea del player è quella di accelerare le donazioni alle banche alimentari dei prodotti in eccesso o prossimi alla data di scadenza, finanziando direttamente le organizzazioni. Per questo ha sottoscritto accordi tra l’altro con le reti Feeding America e World Wildlife Fund. Il traguardo atteso è quello di eliminare completamente gli sprechi entro il 2025, contribuendo nel contempo a sostenere attivamente la lotta alla povertà.
UNA PL PER L’ORTOFRUTTA BRUTTA
Nel primo trimestre del 2019, poi, Kroger prevede di introdurre il marchio Pickuliar Picks, dedicato alle proposte di frutta e verdura “imperfetta ma assolutamente deliziosa”. Tutti alimenti che saranno offerti a prezzi scontati, evitando quindi che finiscano in discarica.
WALMART, FOCUS SULLE ETICHETTE
Il leader della distribuzione, invece, continua a insistere sulla questione delle etichette best before. Da un paio d’anni, del resto, impone ai suoi fornitori di adottare la dicitura “Best if Used By” per tutti i prodotti il cui consumo oltre la data di scadenza non costituisce un rischio. Inoltre, aderisce all’iniziativa del governo Champions Food and Waste 2030, che mira a dimezzare gli sprechi entro il 2030, in compagnia di fra gli altri di Ahold Delhaize Usa, Weis Markets, Wegmans Food Markets, Sprouts Farmers Market e MOM’s Organic Market.
MENO SPRECHI ALIMENTARI PER GLI ITALIANI
Intanto, secondo il rapporto 2018 dell’Osservatorio Waste Watcher, in Italia nove persone su dieci si rammaricano e ammettono i loro sensi di colpa per il cibo gettato in pattumiera. Quattro italiani su cinque, invece, giudicano un’assurdità irresponsabile buttare alimenti ancora buoni, mentre il 40% dichiara di aver ridotto gli sprechi nell’ultimo anno.