I consumatori stanno premiando il riso italiano. A un anno dall’entrata in vigore dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine del prodotto, le quotazioni dei raccolti Made in Italy sono aumentate fino al 75%. È quanto emerge da un’analisi di Coldiretti. La nuova normativa è entrata in vigore nel febbraio 2018. Secondo lo studio, le quotazioni nell’arco di un anno sono aumentate del 70% per la varietà Arborio, che ha raggiunto i 520 euro a tonnellata, mentre per il Selenio l’incremento è stato del 75% con 490 euro a tonnellata. Variazioni positive anche per tutti gli altri tipi di riso italiano: Roma +54%, Sant’Andrea +49%, Carnaroli + 55%, Vialone Nano +32%, Lungo B +20%.
I DAZI SUL RISO ASIATICO
Un anno fa la produzione di riso italiano era al culmine di una crisi innescata dalla concorrenza di Cambogia e Myanmar, che esportavano riso in Europa a dazio zero. L’Italia ha chiesto sin dal 2014 misure per tutelare le aziende risicole. Nel periodo settembre 2012-agosto 2017, secondo i dati raccolti in seguito dalla Commissione UE, l’import dai due Paesi asiatici era aumentato fino ad incidere per più del 30% sul totale delle importazioni. Nello stesso periodo, la produzione della UE è crollata del 40% e i prezzi sono scesi tra il 20 e il 40%. Il riso italiano ne ha risentito profondamente. In attesa che l’UE decidesse di attivare le clausole di salvaguardia, ripristinando i dazi sul riso Indica lavorato e semilavorato proveniente da Cambogia e Myanmar (decisione diventata operativa lo scorso gennaio), l’Italia ha introdotto l’obbligo di indicare il luogo di produzione nell’etichetta.
LE NUOVE ETICHETTE
“L’assenza dell’indicazione chiara dell’origine – spiega Coldiretti — non consentiva di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative ed impediva anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionali e con esse il lavoro e l’economia del territorio”. Da un anno a questa parte l’etichetta deve riportare le diciture ‘Paese di coltivazione’, ‘Paese di lavorazione’ e ‘Paese di confezionamento’. Se le fasi di coltivazione, lavorazione e confezionamento del riso avvengano nello stesso Paese, può essere recata in etichetta la dicitura ‘origine del riso’, seguita dal nome del Paese. In caso di prodotto coltivato o lavorato in più Paesi, possono essere utilizzate le diciture ‘UE’, ‘non UE’, ed ‘UE e non UE’.