La crisi del ‘Parma’/4

Allevamenti suini, salute e sicurezza: l’impegno della Regione Emilia-Romagna e le attività di controllo e monitoraggio all’origine della filiera di produzione del Prosciutto di Parma DOP e degli altri salumi tipici

Sono circa 4.000 gli allevamenti suini attivi nella regione Emilia-Romagna, per un totale di circa un 1,1 milioni di capi presenti sul territorio. Si tratta prevalentemente di razze suine ‘pesanti’, che a fine ciclo possono arrivare a pesare 170 kg o più.

La peculiarità dell’allevamento intensivo suino in Emilia-Romagna consiste nel tentativo di ottenere, attraverso la genetica, i tempi e le modalità di allevamento, la produzione di un suino pesante dal quale ottenere prosciutti destinati alla stagionatura. I prosciutti fatti con carni di suini nati e allevati in Italia entrano poi nei circuiti di produzione di marchi territoriali di origine protetta. Nel resto dell’Europa invece, si tende a produrre un suino cosiddetto ‘leggero’ macellato al raggiungimento dei 90-100 Kg destinato alla produzione di carne da consumo.

IL TRATTATO DI LISBONA

Il Trattato di Lisbona del 2009 ha introdotto il riconoscimento del concetto che gli animali sono esseri senzienti, pertanto il loro benessere comprende non solo quello fisico ma anche quello mentale. L’articolo 13 del Trattato cita:

Nella formulazione e nell’attuazione delle politiche dell’Unione nei settori dell’agricoltura, della pesca, dei trasporti, del mercato interno, della ricerca e sviluppo tecnologico e dello spazio, l’Unione e gli Stati membri tengono pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto esseri senzienti, rispettando nel contempo le disposizioni legislative o amministrative e le consuetudini degli Stati membri per quanto riguarda, in particolare, i riti religiosi, le tradizioni culturali e il patrimonio regionale”.

Una Direttiva orizzontale include aspetti di benessere degli animali negli allevamenti. Aspetti specifici sono coperti dalla legislazione europea sul trasporto e la macellazione. Direttive verticali sono applicate per la protezione di vitelli, suini, galline ovaiole e polli da carne. Le direttive europee sull’allevamento biologico prevedono standard elevati di benessere animale per bovini, avicoli e suini.

allevamenti-suini

BENESSERE ANIMALE

In base alla normativa europea di riferimento, gli allevatori e gli Stati membri – nel caso dell’Italia, attraverso le Regioni, con l’Emilia-Romagna in prima linea considerando numero e importanza degli allevamenti suini – devono garantire che i requisiti minimi siano applicati, ma sono liberi di adottare dei requisiti di benessere animale più elevati. Per quanto riguarda la tutela del benessere dei suini nell’allevamento intensivo, l’applicazione dei requisiti minimi per la loro protezione è dettagliata nella Direttiva della Commissione Europea 2008/120 e si applica a tutte le categorie di suini (scrofe e scrofette, verri, lattonzoli, suinetti e suini all’ingrasso). La legislazione si pone come obiettivi principali:

  • Migliorare la qualità delle superfici di pavimentazione;
  • Accrescere lo spazio disponibile per scrofe e scrofette;
  • Introdurre un elevato livello di formazione e competenze del personale riguardo al benessere animale;
  • Stabilire requisiti per i livelli di luce e rumore;
  • Fornire accesso permanente ad acqua fresca e materiale da grufolare;
  • Stabilire un minimo livello di età per lo svezzamento dei suinetti.

ALLEVAMENTI INTENSIVI: LE CINQUE LIBERTÀ

Le norme sulla protezione degli animali allevati a scopo zootecnico si fondano sul rispetto delle cinque libertà sull’allevamento intensivo presentate per la prima volta dal governo britannico nel 1965 nel rapporto Brambell. Esse rappresentano il fondamento su cui si basano oggi numerose metodologie di valutazione del benessere animale. Il rispetto di queste libertà fondamentali garantisce infatti all’animale la possibilità di adattarsi all’ambiente in cui vive. Esse sono:

  • Libertà dalla fame, dalla sete e dalla malnutrizione;
  • Libertà da disagi determinati dall’ambiente;
  • Libertà da sofferenza, ferite e malattie;
  • Libertà di manifestare il comportamento tipico della specie;
  • Libertà dalla paura e dallo stress.

Il modello delle cinque libertà può essere applicato per guidare la gestione del benessere degli animali ad uso zootecnico. Un ambiente sicuro e ricco di stimoli consente agli animali di innescare comportamenti per loro appaganti, come ad esempio l’esplorazione nei suini. L’obiettivo primario è quello di conciliare le esigenze degli animali espresse attraverso le cinque libertà con quelle degli allevamenti intensivi, attraverso l’applicazione di buone pratiche di allevamento.

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