Un Piano di governo del territorio che va modificato a tutti i costi per permettere l’insediamento di un superstore Tigros e di un discount Lidl. È questo il canovaccio che trascina le due note insegne della grande distribuzione nell’inchiesta del Dipartimento distrettuale antimafia (Dda) di Milano che sta scuotendo la politica regionale lombarda per l’articolato sistema corruttivo che avrebbe al suo centro Gioacchino (Nino) Caianiello, ras locale di Forza Italia finito in carcere per ordine del gip Roberta Mascarino e dipinto dagli inquirenti come “centro di un potentissimo network di conoscenze, interessi, legami che avvincono il potere legale a quello illegale, l’economia e la politica”.
Le vicende che interessano le due sigle della Gdo rientrano nel filone varesino di questa grossa indagine giudiziaria, che vede al momento 95 indagati e una quarantina di persone sottoposte a provvedimenti di custodia cautelare di vario tipo, tra cui l’Assessore all’Urbanistica di Gallarate Alessandro Petrone e il Consigliere d’amministrazione dell’Accam (Azienda consortile comuni alto milanese) Alberto Bilardo, finiti in carcere come Caianiello. Quest’ultimo teneva le proprie riunioni e impartiva gli ordini ai due, ma non solo, proprio da un bar – detto “l’ambulatorio” – di Gallarate, città che si è scoperta vulnerabile a pratiche ora al vaglio degli investigatori.
L’INDAGINE DELLA DDA
Le vicende che riguardano Tigros – insegna guidata dall’ex candidato sindaco per la Lega a Varese nel 2016, Paolo Orrigoni, uscito perdente da quelle elezioni – e Lidl sono emerse grazie a una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre che dalla testimonianza di un funzionario del settore urbanistica del Comune dalla schiena dritta, che ha collaborato con gli inquirenti per cercare di far luce su questo spaccato di governo cittadino. L’Ordinanza di custodia cautelare firmata dalla Gip di Milano Mascarino, che Food ha potuto leggere, riporta molte di queste intercettazioni, in quanto ritenute interessanti per adottare alcune delle misure di carcerazione. Per sgomberare ogni dubbio c’è da dire, in prima battuta, che Paolo Orrigoni non risulta indagato.
Il cambio del Pgt riguardava un’area molto interessante a Gallarate, occupata da un complesso industriale (la Manifattura Tonetti di via Cadore, un’azienda tessile) che avrebbe dovuto essere riconvertita facendo guadagnare il proprietario del fondo, che l’avrebbe ceduto dopo la riconversione proprio a Tigros, intenzionata a insediarvi un superstore da 2.500 mq. Stessa cosa accade per Lidl, secondo la ricostruzione degli inquirenti, ma in un’altra zona della città: cambiano i proprietari dei terreni, ma non cambia la modalità di azione, col Pgt da modificare millimetricamente in modo poter consentire l’insediamento del discounter tedesco.
LA PRESENZA A GALLARATE
Tigros e Lidl sono già presenti a Gallarate, con due punti vendita molto vicini, di piccola dimensione e senza possibilità di ampliamento. Questo aiuta a comprendere meglio l’intenzione delle due società di procedere a uno sviluppo della loro attività in punti diversi della città, centro economicamente vivace a metà strada tra Varese e Milano.
E qui si innesta, secondo gli inquirenti, l’attività di Caianiello, Petrone e dei loro sodali, per favorire questi desiderata, incidendo su quello che una volta si chiamava Piano regolatore. Attività che ha per beneficiari primi non le catene della Gdo, bensì i proprietari dei terreni cui cambiare destinazione d’uso – i quali pagano somme di denaro, qualificate come tangenti dai Pm in questa fase di indagine – ma per utilizzatori finali le catene, destinatarie ultime di questa attività burocratica di variante del Pgt dai contorni dubbi, tanto da essere annotata dagli inquirenti come “una delle principali fattispecie corruttive contestate” in seno a questa indagine.
Nel caso di Orrigoni, però, i Pm evidenziano la richiesta da parte di Bilardo di una cifra pari a 100.000 euro, confermata anche a Tonetti, il proprietario del terreno e della fabbrica di cui cambiare destinazione (da industriale a commerciale) per permettere l’insediamento del superstore, ma si legge nell’Ordinanza: “La reale natura (corruttiva o di semplice corrispettivo professionale) di questa ulteriore somma di denaro per complessivi 100.000 euro richiesta ad Orrigoni, resta, allo stato delle indagini, dubbia”.
Le intercettazioni confermano i fitti rapporti che intercorrevano tra i protagonisti di questa vicenda, compreso Orrigoni che si incontra anche più volte con lo stesso Caianiello proprio in pendenza della variante. Nel caso di Lidl emergono gli stessi protagonisti degli eventi che si presume essere corruttivi, ma cambiano ovviamente i luoghi all’interno del comune di Gallarate dove procedere al nuovo insediamento e i problemi tecnici e legali – comuni a quelli di Tigros – da risolvere con l’amministrazione comunale per arrivare a un Pgt perfettamente calzante alle necessità della multinazionale tedesca, che solo un anno e mezzo fa usciva dalle secche sempre di un’indagine della Dda di Milano (Pm Ilda Bocassini, che ha iniziato anche questa indagine prima di passarla ad Alessandra Dolci, e Paolo Storari) che aveva portato anche al sequestro giudiziario di ben quattro divisioni della società.