Lo scorso aprile il Parlamento europeo, prima delle elezioni del 26 maggio, ha approvato un provvedimento che garantirà maggiore affidabilità e trasparenza delle procedure di valutazione dei rischi per la sicurezza alimentare. Le risorse assegnate all’Efsa sono passate da 80 milioni di euro l’anno a 142,5 milioni nel 2022.
Tra le altre cose, le nuove norme creeranno una banca dati comune europea degli studi commissionati, uno strumento per convincere le imprese che richiederanno un’autorizzazione per la vendita di un alimento a divulgare anche gli studi sfavorevoli. Ciò faciliterà il compito dell’Efsa (che ha sede a Parma): rendere pubblici tutti gli studi esistenti e pertinenti al fine di garantire la completezza dei dati disponibili.
Il nuovo Consiglio europeo dovrà tuttavia approvare formalmente il testo prima che entri in vigore. E il testo verrà pubblicato nella Gazzetta ufficiale presumibilmente nel periodo intercorrente tra l’estate e l’autunno. Dopo la pubblicazione, l’Efsa avrà a disposizione 18 mesi di tempo per mettere in atto le nuove misure.
Nel 2018 l’Efsa ha risposto a circa 700 domande con risultati scientifici e relazioni tecniche. Dietro ogni titolo ci sono dozzine di workshop, web seminar e consultazioni pubbliche.
I DUBBI E LA REAZIONE
In passato erano sorti dubbi sul modello di funzionamento ideato per l’Efsa (sancito dal regolamento del 2002), su alcuni pareri ritenuti troppo vicini agli interessi dei richiedenti e sui conflitti d’interesse di alcuni membri. Sul presunto malfunzionamento, l’Agenzia respinge ogni insinuazione e sottolinea di avvalersi “della migliore scienza a disposizione, sia di quella pubblicamente disponibile in letteratura sia di quella prodotta dall’industria secondo rigidi protocolli e linee guida riconosciute a livello internazionale”. Inoltre ricorda che le deliberazioni scientifiche dell’Efsa sono prese collegialmente da gruppi di esperti e non da singole persone.
Nonostante le rassicurazioni, i cittadini europei hanno chiesto di avvalersi a centri di ricerche pubbliche nazionali per non dover scegliere solo tra ricerche promosse da soggetti interessati al business. Ma l’Efsa osserva che i progetti di Horizon 2020 e Horizon Europe (programmi di finanziamento europei) prevedono già una partnership pubblico-privato.
CONFRONTO UE-OMS
Sulla necessità di nuove norme per l’Efsa ha influito anche lo scontro con lo Iarc, l’Agenzia per la ricerca sul cancro dell’Oms. Nel 2015 lo Iarc ritenne il glifosato, un erbicida molto diffuso, “probabilmente cancerogeno” mentre l’Efsa e l’Echa (Agenzia europea per le sostanze chimiche) conclusero che fosse “improbabile che il glifosato risultasse genotossico (cioè che danneggi il Dna) o che rappresenti una minaccia di cancro per l’uomo”. Insomma due giudizi diametralmente opposti, basati entrambi su ricerche scientifiche.
Alla fine, dopo due anni di acceso dibattito sulla presunta tossicità, gli Stati Ue hanno raggiunto la maggioranza qualificata necessaria per rinnovare per altri cinque anni l’autorizzazione al glifosato.
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