Quando si ha a che fare con un solo ingrediente l’innovazione deve passare dallo sviluppo di nuovi formati e packaging. È il caso del mercato delle acque minerali, che nella Gdo italiana, nell’ultimo anno, ha sviluppato un giro d’affari per 1,7 miliardi di euro e 7,6 miliardi di litri.
L’innovazione arriva principalmente da due input di mercato: la richiesta di formati inferiori al litro e mezzo, compatibili con gli stili di vita attivi e i consumi on the go, e l’arginamento dell’annoso problema della plastica che affligge il comparto.
ACQUE MINERALI, FORMATI SERVIZIO SUGLI SCUDI
Negli ultimi anni i consumi di acqua minerale sono cresciuti costantemente e, nonostante un livello di saturazione elevato per numero di player e volumi sviluppati, il mercato continua a essere determinante per l’alcool-free beverage (vale circa l’80,5%) e i trend di benessere e salutismo, che dominano nel mondo, l’hanno portato a erodere quote significative in primis alle bevande piatte, gassate e tè freddi. Dal 2013 al 2018 i volumi delle acque minerali sono aumentati del 17%, mentre quelli dei soft drink carbonati sono diminuiti del 14 per cento.
I formati ridotti trainano le performance, a partire dall’acqua naturale, oggi quasi il 75% del canale moderno: mezzo litro, litro, 0,75 l, 0,25 l, 0,35 l valgono circa il 10% del totale volume, con un trend di crescita a doppia cifra. Trionfano i piccoli formati, quelli adatti a essere bevuti in movimento, in linea con il trend salute e benessere e gli stili di vita attivi (sport, attività all’aperto, formati per bambini).
L’INNOVAZIONE CHE FA BENE AL PIANETA
Se è vero che questo è uno dei mercati che per primo deve dare una risposta sostenibile ai crescenti consumi della plastica (ogni anno in Italia si utilizzano in media 11 miliardi di bottiglie di plastica – fonte: Mineracqua, ultima rilevazione anno 2017), è altrettanto vero che i player non sono indifferenti al tema. Alcuni esempi? Si va dall’alleggerimento del peso degli imballi all’utilizzo di plastiche riciclate (R-Pet) per ridurre le immissioni di ‘nuovi’ rifiuti, fino ai casi più virtuosi di packaging in bioplastiche: biodegradabili e compostabili.
Ad esempio, un primo tentativo di sostituire la plastica Pet delle bottiglie di acqua minerale risale a circa 10 anni fa con Bio Bottle: la bottiglia biodegradabile e compostabile di Acqua Sant’Anna-Fonti di Vinadio ricavata da materia prima ottenuta dalla fermentazione degli zuccheri delle piante dal mais; la gamma Bio Bottle è partita con il litro e mezzo e oggi i formati prodotti sono in continua espansione.
Per San Benedetto la sostenibilità è prioritaria e rappresenta un’evoluzione importante del percorso di crescita aziendale, come conferma Ecogreen: la linea di acque minerali in bottiglia prodotte con il 100% di emissioni CO2eq compensate, attraverso l’acquisto di crediti per finanziare progetti di riduzione dei gas effetto serra e realizzata con plastica rigenerata (R-Pet), fino al 50% nel formato 1 litro Easy.
In cinque anni, sulla Linea Ecogreen sono state ridotte le emissioni di gas effetto serra del 18,7%. Anche la scelta di delocalizzare la produzione, valorizzando le acque locali di alta qualità, va nella stessa direzione: è il progetto ‘Network San Benedetto’con cui il gruppo ha ottenuto una maggiore flessibilità produttiva e logistica. In questo modo è stata evitata nel 2018 l’emissione di 19.618 t di CO2 eq.
Anche Ferrarelle è all’avanguardia in tema di sostenibilità, come dimostra il progetto di R-Pet ‘bottle to bottle’. Nel nuovo stabilimento di Presenzano (Ce) per il riciclo del Pet e la produzione di R-Pet l’azienda fa sapere di riuscire a sottrarre all’ambiente più plastica di quanta ne produce. Inoltre, si dice pronta a produrre anche le preforme delle bottigliecon il massimo di Pet riciclato consentito dalla legge: fino al 50 per cento.