“Apprendiamo con seria preoccupazione l’ipotesi di operare aumenti IVA selettivi per determinate categorie di beni, tra cui i salumi, per i quali è in discussione di portare l’imposta dall’attuale 10% al 13%”. Ad affermarlo è Nicola Levoni (nella foto), presidente di Assica, Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi.
“Tale scelta – continua Levoni – sarebbe disastrosa per il nostro settore, già in grande sofferenza per il fortissimo aumento dei prezzi della materia prima, saliti in pochi mesi di oltre il 40% principalmente a causa dell’ingente incremento della domanda di carne suina in Cina che fa seguito a un calo della produzione interna per questioni veterinarie. Gli aumenti dei prezzi non sono purtroppo sostenuti dai consumi interni, stagnanti da anni, mentre l’export sta subendo diverse ripercussioni negative per le tensioni commerciali internazionali in atto”.
AUMENTO IVA: LE POSSIBILI RICADUTE SUL COMPARTO SALUMI
“In questo scenario complesso, un incremento IVA per i salumi sarebbe un vero e proprio colpo di grazia: secondo stime Assica, il 2020 vedrebbe in grave sofferenza tutte le aziende del settore con le tragiche conseguenze che questo comporta, prima tra tutti, la perdita dell’occupazione. Ricordiamo che i lavoratori del settore dei salumi, impiegati nelle sole aziende di trasformazione, sono oltre 30.000. Se si considera tutto l’indotto, dall’allevamento fino alla distribuzione, la cifra sarebbe più del doppio” – prosegue il presidente di Assica.
“Confidiamo pertanto che il governo decida di abbandonare questa ipotesi, come ogni altra forma di tassazione del food made in Italy, per non avere ripercussioni negative sul tessuto produttivo e sulla già difficile situazione economica del Paese, nell’interesse di tutti i cittadini, della conservazione del patrimonio gastronomico nazionale, della capacità di impresa” – ha concluso Nicola Levoni.