Nestlè Waters – la divisione acque minerali del gruppo svizzero – cesserà di esistere così com’è stata concepita finora, con una gestione autonoma da quella del resto del gigante mondiale del food. Lo ha dichiarato la società che ha sede a Vevey, sul Lago Lemano, in occasione della diffusione dei risultati dei primi nove mesi del 2019. Le sue attività, tra le quali spiccano le etichette San Pellegrino, Levissima, Panna, ma anche la francese Perrier, saranno conferite per competenza alle tre grandi zone geografiche nelle quali è divisa la sua attività: le Americhe, Europa-Medio Oriente-Nord Africa (Emena), e Asia-Oceania-Africa Subsahariana, dove saranno trattate come semplici business unit alla stregua del confectionary o di altri prodotti.
PATARNELLO RESTA COME CONSULENTE
Con la fine di quest’esperienza lascerà il gruppo anche Maurizio Patarnello, il manager italiano che era l’attuale numero uno mondiale di Nestlè Waters nonché membro del consiglio esecutivo di gruppo. Non è un addio tout court in realtà, perchè per il momento resterà come consulente con il compito di gestire questa fase di transizione operativa che è stata decisa per “meglio rispondere al cambiamento repentino delle preferenze dei consumatori e creare sinergie locali con le altre attività Nestlè”.
IN CERCA DI UN NUOVO SLANCIO
I tiepidi risultati di Nestlè Waters, che nei primi nove mesi del 2019 ha fatto segnare una crescita organica dei ricavi dello 0,5% a fronte di un +3,7% di tutto il gruppo, confermerebbero le premesse di questo cambiamento. Soprattutto in un momento in cui i manager di vertice sono pungolati dal fondo attivista americano Third Point che ha espressamente chiesto un miglioramento della marginalità. La società ha comunque sottolineato che la fine di Nestlè Waters non significa un calo di attenzione verso queste attività; nello stesso tempo ha anche accennato alla possibilità che il gruppo esca dal business dell’acqua da alcuni Paesi, come era successo in passato per il confectionary in Usa, ceduto a Ferrero. Non sarebbe certamente il caso dell’Italia, terra del marchio mondiale San Pellegrino, ma non è escluso che anche nel Belpaese non sia avviata una review di tutti i marchi locali con lo scopo di cedere quelli meno interessanti per le strategie future, come era già successo con San Bernardo, Recoaro e le fonti del centro Italia.
NOVE MESI CON RICAVI ORGANICI GLOBALI A +3,7%
Per quanto riguarda i dati generali di gruppo, nei primi nove mesi dell’anno il gigante svizzero ha registrato un aumento del 2,9% del fatturato a 68,37 miliardi di franchi svizzeri, pari a 62,2 miliardi di euro. La crescita organica, come si è detto, è stata pari al 3,7%, in linea con le previsioni, in particolare grazie alle vendite negli Stati Uniti e al buon andamento dei prodotti per animali.