Conad rivendica la leadership nella grande distribuzione anticipando che nel 2020 il fatturato, grazie ad Auchan, salirà da 14,3 miliardi a 18 miliardi. Un balzo che vale, appunto, la leadership assoluta, con ampio distacco su Coop. Ma prima di festeggiare, la cooperativa dei dettaglianti dovrà sbrogliare la matassa della catena francese acquisita lo scorso 31 luglio. Forse più intricata del previsto.
Nella conferenza stampa a Milano del 18 dicembre, l’Amministratore Delegato di Conad Francesco Pugliese ha spiegato le motivazioni che hanno condotto al merger di Auchan: “La rete francese era complementare alla nostra sia per territorio che per format. Cioè ci dava la possibilità di crescere nel Nord Italia e anche nell’ipermercato”.
Un’affermazione inattesa, considerato che il format ipermercato in Italia (ma anche all’estero) perde da anni vendite a favore degli altri format e anche nei primi 10 mesi del 2019 la perdita certificata da Iri è del 2,9 per cento. Pugliese però ha specificato che, in casa Conad, questa crisi si vede poco: “I nostri ipermercati crescono tra lo 0,3% e l’1%: sono strutturati in modo diverso dagli altri” ha ribadito.
Il top manager ha poi aggiunto che gli iper della Margherita sono mediamente di 4 mila metri quadrati, quelli di Auchan arrivano a un massimo di 12-14 mila metri quadrati. Conad dovrà quindi razionalizzare i punti vendita ex Auchan, cambiare gli assortimenti e puntare sul fresco, ma anche tagliare metrature e addetti, con tutti i problemi che ne derivano.
Per fare ulteriore chiarezza sull’operazione, Pugliese ha anche dato una risposta sul perché Conad abbia ceduto 28 negozi lombardi di vicinato a Carrefour (il passaggio deve ancora essere formalizzato), indebolendo così la motivazione di volersi rafforzare al Nord. “Non sempre si può dare alla controparte solo quello che non si desidera – ha detto – ma si è trovato un equilibrio inserendo nella partita altri punti vendita. La contropartita però è che otteniamo in cambio un ipermercato nel Nord est”.
ESUBERI: OBIETTIVO VICINO A SALDO ZERO
Sullo scottante dossier dell’integrazione delle strutture ex Auchan e sul braccio di ferro con i sindacati (il 23 dicembre è in programma uno sciopero), Pugliese ha sottolineato che “il saldo zero in tema esuberi non sarà raggiungibile, anche se speriamo di arrivarci vicini. Cerchiamo di mettere ordine nel disastro causato dai vertici Auchan: la gestione precedente è costata 1 miliardo di perdite in tre anni e oggi la rete perde 1,1 milioni al giorno”.
Non solo. Il Ceo è tornato a evidenziare i costi fuori controllo di Auchan. “Un’azienda del retail ha due costi da gestire: quello dell’affitto che non deve superare il 3% (Auchan aveva il 5,8%); e il costo del personale che non deve superare il 12% (Auchan aveva il 18%)”.
I manager della Margherita quindi stanno cercando di rimodulare gli affitti e di riportare il costo del lavoro su livelli sostenibili.
A tutto novembre sono 66 i punti vendita Auchan già trasferiti a Conad senza esuberi. E altri 27 se ne aggiungeranno.
Rispetto ai 6.100 esuberi dichiarati, per la metà è stata trovata una soluzione, per altri 3.092 si dovrà trovare un’alternativa. A partire dalla mobilità incentivata che è stata lanciata, prima regione, in Lombardia.
IL PIANO CONAD
Come sciogliere il nodo dei 3.092 esuberi? L’azienda conta di riassorbirli in parte nei negozi che occuperanno gli spazi lasciati liberi dagli ipermercati, nonché presso i fornitori della marca del distributore. Inoltre sono stati individuati 230 dipendenti in area di pensionamento mentre altri 30 sono in lizza per diventare imprenditori di Conad.
I sindacati (ma anche il Partito democratico e la Lega) attaccano Conad per la mancanza di un piano industriale chiaro e per gli esuberi. Pugliese si difende ribadendo con forza che il merger Auchan è invece “una vera e propria operazione di salvataggio, che si integrerà con il modello imprenditoriale Conad. È illusorio pensare di poterlo cambiare. Inoltre tra le ricadute positive dell’integrazione della rete annovero gli effetti positivi per il Sistema Paese: la crescita ulteriore di prodotti italiani e locali, a cui oggi concorrono 6.991 fornitori per un giro d’affari di 6,3 miliardi di euro”.
Di Emanuele Scarci