Il mondo lattiero-caseario ha il fiato sospeso. Ci vorrà qualche mese prima di capire quali saranno le conseguenze dei dazi del 25% imposti dagli Usa su Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Ma un contraccolpo ci sarà certamente, visto che le due DOP vantano tassi di esportazione intorno al 40% e le loro dinamiche commerciali e di prezzo sono profondamente determinate dall’export. Senza contare che il latte italiano è impiegato per circa il 40% per le due produzioni, che quindi ne condizionano il costo.
L’ENTITÀ DEGLI AUMENTI
Sul Parmigiano Reggiano, che ha negli Usa il suo secondo mercato, va a ricadere il 25% dell’impatto complessivo dei dazi sull’Italia. Questo prodotto subisce infatti un aumento medio dei prezzi al consumo di oltre 5 dollari al chilo, raggiungendo così un costo superiore ai 45 dollari. Per il Grana Padano DOP, invece, l’aumento sarà più contenuto, in proporzione al prezzo, e dovrebbe aggirarsi intorno ai 3,25 euro per ogni forma (per i dettagli leggi qui).
Nel frattempo, dall’Estremo Oriente ai paesi del Golfo, le nostre DOP guardano con interesse accresciuto a nuovi territori di conquista e puntano a superare il momento di impasse grazie a un’ulteriore valorizzazione dei prodotti.
VALORE IN ASCESA
Continua quindi a essere in forte ascesa il trend che vede nei grattugiati, proposti con innovative confezioni richiudibili, le referenze preferite dai consumatori. Crescono parimenti anche le offerte che facilitano il consumo in piccole porzioni, come i cubetti e gli stick. Si aggiunge a queste tendenze anche l’aumento di varietà ‘riserva’, rese pregiate da stagionature prolungate, o derivate da razze bovine selezionate, che conferiscono peculiari caratteristiche gustative e di consistenza al prodotto, come i formaggi prodotti esclusivamente con latte di vacche rosse o brune.