Un deciso passo avanti nella direzione del via libera all’obbligo dell’etichettatura d’origine su tutti i salumi è arrivato con l’intesa recentemente raggiunta in Conferenza Stato Regioni sul decreto che introduce l’indicazione della provenienza per le carni suine trasformate. Un settore, quello della produzione di salumi e carne di maiale in Italia, che vale 20 miliardi di euro.
ETICHETTATURA DEI SALUMI: COME FUNZIONA
Il provvedimento prevede che i produttori indichino in maniera leggibile sulle etichette le informazioni relative a: Paese di nascita: (nome del Paese di nascita degli animali); Paese di allevamento: (nome del Paese di allevamento degli animali); Paese di macellazione: (nome del Paese in cui sono stati macellati gli animali).
Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso paese, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: Origine: (nome del Paese). La dicitura “100% italiano” è utilizzabile solo quando la carne è proveniente da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia. Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europei, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: Ue”, “Origine: extra UE”, “Origine: Ue e extra UE”.
TRASPARENZA IN ETICHETTA
L’etichettatura dei salumi è l’ultimo capitolo di una lunga battaglia per la trasparenza. L’obbligo di indicare, in Italia, in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e altri derivati del pomodoro era arrivato nel febbraio 2018. Nello stesso periodo è entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso, mentre nell’aprile 2017 era scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati.