Sul fatto che in campo alimentare e nutrizionale, in futuro ci sarà sempre più spazio per le proteine vegetali dovrebbero esserci ormai pochi dubbi.
In Italia l’argomento viaggia a velocità ridotta rispetto ad altri paesi ma non mancano progetti e prodotti in tale settore, che riguardano tanto le startup, quanto le PMI, oltre ai colossi del food.
E l’Italia era degnamente rappresentata dal CNR nel progetto “PROTEIN2FOOD” per il quale lo scorso 29 gennaio sono stati presentati i risultati a Bruxelles, all’interno della conferenza: “Food for the future: Accelerating the protein transition”
CEREALI E LEGUMI PER REGIMI ALIMENTARI PIÙ SOSTENIBILI
Scopo del progetto, diretto dall’Università di Copenaghen era quello di sviluppare colture e alimenti di alta qualità e dalle elevate proprietà nutrizionali che possano apportare benefici alla salute umana e alla biodiversità, incrementando la scelta di alimenti a base vegetale per ridurre il consumo di proteine animali.
Sinteticamente, il progetto ha ottenuto i seguenti risultati:
- Scoperta di due varietà di Quinoa con un maggior contenuto proteico rispetto ad altre varietà
- Sviluppo di processi produttivi più sostenibili ed efficienti per l’estrazione degli isolati proteici da lenticchie, fave e lupini
- Scoperta che il 70% del suolo europe è adatto alla coltivazione di quinoa, seguito dal lupino blu col 23%
- Scoperto che le bevande a base di latte di lenticchia sono più sostenibili sia dei sostituti di soia che del latte vaccino
L’OPINIONE DELL’ESPERTO
Oltre che al già citato CNR, l’Italia è rappresentata inoltre dal Davide Carrino dell’European Food Information Council (EUFIC) e dal Dr. Emanuele Zannini Scientific Advisor, della School of Food and Nutritional Sciences, University College Cork.
La presentazione è stata l’occasione per scambiare due chiacchiere con il Dr. Zanini sul presente e il futuro delle proteine vegetali.
Anche in Italia si parla sempre più di plant-based, ma nel modo sbagliato. E’ d’accordo che per incentivare il consumo di proteine vegetali si dovrebbe da un lato descrivere la filiera della carne e dei derivati animali, senza per questo demonizzarli, e dall’altro illustrare maggiormente le proprietà nutrizionali di alimenti come i legumi?
Il fatto che si discuta di pro-plant non significa necessariamente essere anti-beef/dairy. L’importante é non strumentalizzare l’argomento che é di notevole rilevanza. L’innovazione nel campo delle proteine alternative viene anche indirizzata alla nutrizione animale dove si cerca di sviluppare risorse proteiche con un alto indice di conversione in proteine animali. Certamente, lo studio e promozione delle proteine da legumi ha molteplice risvolti positivi dovuti al fatto che la loro impronta del carbonio e dell’acqua é significativamente inferiore alle quelle associate alle proteine animali, oltre al fatto che le leguminose sono capaci di sequestrare l’azoto atmosferico nel terreno rigenerando la fertilità naturale dello stesso.
Pensa che per l’industria della carne e quella lattiero-casearia le proteine vegetali rappresentino un’incredibile opportunità piuttosto che una minaccia? All’estero alcuni colossi del settore hanno investito in progetti di plant-based così come di cell-based meat.
L’industria della carne, come quella lattiero-casearia hanno di fronte ad esse l’opportunità di sviluppare nuovi modelli di business sostenibili sia dal punto di vista ambientale che economico. Mi riferisco soprattutto alla possibilità di sviluppare alimenti a base di proteine animali (carne/latte) ibridizzati con proteine vegetali nei quali il 30-40% della matrice carne/latte può essere sostituita con proteine vegetali adeguatamente funzionalizzate sotto il profilo sensoriale, strutturale e di colore. Questo permetterebbe all’industria della carne e quella lattiero-casearia di intercettare una segmento crescente di consumatori flexitariani sempre più inclini a ridurre il loro intake giornaliero di proteine animali e per i quali sono disposti a riconoscere un premium price.
Il consumo di proteine vegetali è comunque in costante aumento parallelamente alla diffusione del regime flexitariano, anche in Italia, seppur a ritmi inferiori. Come vede Lei il mercato delle proteine tra 5 anni?
L’Europa é in continuo deficit proteico e per tale motivo sta investendo molto, con i suoi programmi di ricerca, tra i cui l’HORIZON 2020, sullo studio e validazione industriale e commerciale di nuove fonti proteiche da destinare alla nutrizione sia animale che umana. Il mercato delle proteine alternative conoscerà un periodo di significativa crescita grazie:
- alla crescente sensibilità’ del consumatore nei confronti di un’alimentazione più sostenibile e funzionale capace di contribuire alla rigenerazione del nostro sistema agro-alimentare
- al miglioramento delle caratteristiche funzionali (colore, reologia, struttura) delle proteine vegetali ottenute attraverso l’impiego integrato di (bio)tecnologie naturali. Questo permetterà all’industria alimentare di poter disporre di ingredienti proteici capaci di migliorare la qualità degli alimenti a partire dal gusto/sapore e contenuto nutrizionale.