È un bilancio consolidato a due velocità quello che il gruppo Carrefour consegna ai suoi soci nel 2019. Da un lato i Paesi sviluppati dove il gruppo arranca, e tra questi l’Italia mostra ancora evidenti segni di sofferenza nonostante gli sforzi fatti per ammodernare e migliorare i punti di vendita. Dall’altro i mercati in via di sviluppo che danno buone soddisfazioni, con il Brasile che mette a segno una performance brillante e robusta e con l’Argentina che potrebbe eccellere se non fosse per il crollo del Peso che ha eroso tutti i progressi. Bene anche i mercati dell’Est Europa – Romania e Polonia -, tutti col segno più.
IL CONTO ECONOMICO TORNA IN UTILE
Nel complesso il fatturato netto consolidato di Carrefour è risultato invariato rispetto al 2018 e pari a 72,4 miliardi di euro, ma se i cambi monetari non fossero stati sfavorevoli sarebbe cresciuto del 3,3 per cento. Il margine operativo lordo del gruppo è pari a 4,41 miliardi di euro, mentre il risultato netto è positivo per 1,13 miliardi di euro circa, contro una perdita di alcune centinaia di milioni del 2018. I dati esposti sono quelli ricalcolati tenendo conto delle nuove regole Ias e Ifrs nella redazione dei bilanci, che hanno causato una discontinuità nel 2018. Il miglioramento dei risultati è anche lo specchio della cessione delle attività cinesi, vendute al colosso Suning nel giugno del 2019. I costi straordinari legati alla ristrutturazione delle attività sono stati superiori al miliardo di euro circa nel 2019, di cui 550 milioni legati a alla ristrutturazione delle attività francesi e italiane, 194 milioni per la svalutazione di alcune attività di e-commerce e oltre 300 milioni per contenziosi fiscali in Brasile.
ITALIA: -4% I RICAVI LORDI
Le attività italiane, si diceva, non hanno brillato neanche nel 2019. Scorrendo i numeri di bilancio consolidati emergono le prime cifre sul nostro mercato, che ha sviluppato ricavi – lordi in questo caso di poco superiori ai cinque miliardi di euro, scesi del 4,1% rispetto al 2018. Una performance che diventa del -2,6% se si considera la rilevazione a parità di rete e che non premia gli sforzi fatti finora dal gruppo francese per ammodernare la rete e rinverdire l’offerta. La Penisola resta comunque un mercato strategico, come dimostra l’accordo per acquisire 28 punti di vendita lombardi della rete ex Auchan. Una mossa che arriva subito dopo aver stretto un accordo di master franchisee con Etruria Retail e Apulia Distribuzione che, dismesse le insegne di Auchan, ora indosseranno quelle di Carrefour sui 546 negozi in totale delle loro reti.
AUMENTANO I TAGLI DEI COSTI A LIVELLO GLOBALE
Il gruppo guidato da Alexandre Bompart ha deciso di spingere maggiormente sull’efficienza della macchina, aumentando il taglio dei costi deciso per il 2020 da 2,6 a 2,8 miliardi di euro a livello globale. In Italia la società ha annunciato di avere allo studio altre attività di riduzione dei costi dopo le 590 uscite volontarie di dipendenti del 2019. Anche in Francia, dove il fatturato lordo è sceso del 2,6% nell’anno a 38,8 miliardi di euro, la società ha ripreso un’attività di ricognizione delle possibili voci di costo dopo le 3.000 uscite. Tra le novità anche la volontà di procedere alla cessione di 300 milioni di immobili non strategici entro il 2022. Sul lato del business, invece, confermato il target di 4,2 miliardi di vendite e-commerce di cibo e 4,8 miliardi di vendite di cibi biologici, entrambi entro il 2022 ed entrambi a livello globale. Prevista anche la riduzione di 350.000 metri quadri di superficie negli ipermercati, sempre entro il 2022, cui farà da contraltare l’apertura di 2.700 convenience store, e la riduzione del 15% degli assortimenti, in questo caso da portare a termine nel 2020.
TESCO USCIRÀ DALL’ASIA, WALMART TRATTA PER ASDA
Dopo la cessione delle attività cinesi da parte di Carrefour anche la catena inglese Tesco, anch’essa già uscita dalla Cina ora nel pieno dell’uragano Coronavirus, sta pensando di alleggerire le sue attività asiatiche: è di pochi giorni fa la decisione di mettere in vendita la sua rete di negozi in Thailandia, dov’è tra i leader del mercato, e in Malesia. Le due reti assommano oltre 2.000 punti di vendita e varrebbero circa nove miliardi di dollari. Walmart ha invece annunciato di aver ripreso i colloqui per la cessione dell’inglese Asda dopo il fallimento della fusione con Sainsbury.